Ai Musei Reali di Torino si trova ora esposta una Vivian Maier inedita.
Perché inedita? Lo scopriamo oggi in questo articolo dedicata a questa grande fotografa del ‘900.

Sono oltre 250 le immagini che impreziosiscono le sale dei Musei Reali di Torino.
Molte delle fotografie presenti in sala sono inedite o rare, tra cui alcune a colori.
Ma non solo, sono esposti anche video Super 8 ed oggetti personali della fotografa americana; veniamo guidati dalla sua voce in due audio; possiamo ammirare oggetti che le sono appartenuti come le sue macchine fotografiche Rolleiflex e Leica, e uno dei suoi cappelli (elemento che la contraddistingue).
La curatrice Anne Morin adatta la mostra, precedentemente esposta al Musée du Luxembourg di Parigi, alle sale torinesi.
La controversa vicenda umana e artistica di Vivian Maier si dispiega questa volta sia attraverso una serie di scatti iconici, sia attraverso scatti sconosciuti al grande pubblico.

Vivian Maier è una figura celebre ma altrettanto misteriosa.
Vivian Maier nasce nel 1926 a New York ma passa la sua giovinezza nella terra nativa della madre: la Francia.
Qui inizia a scattare ma è nel 1951, dopo il ritorno ed il trasferimento negli Stati Uniti, che la sua vita subisce una svolta.
Inizia qui il suo percorso come tata, la professione che manterrà per tutta la vita ma che condizionerà il suo stile di vita per sempre.
Cambia diverse famiglie e la sua instabilità, economica e abitativa, condizionerà fortemente la sua produzione fotografica.
Uno degli aspetti più interessanti del suo ‘fare fotografia’ sta proprio nella compulsività, nella quantità di materiali prodotti.
Vivian Maier ha sempre la sua macchina fotografica, la sua Rolleiflex, al collo.
Produce talmente tanti negativi da non riuscire a svilupparli tutti.
Senza dimora e con gravi difficoltà economiche, a cavallo tra gli anni 90 e l’inzio del 2000, Vivian ha problemi anche con la compagnia che immagazzina i suoi materiali. A causa di un mancato pagamento, i negativi vengono venduti all’asta.

Il ruolo dell’agente immobiliare John Maloof è fondamentale nella storia della Maier.
Proprio parte del materiale potenzialmente perduto, viene acquisito nel 2007 da John Maloof.
La fascinazione per questa misteriosa fotografa, induce l’agente a cercare sempre più materiali.
Nel tempo prende vita un archivio di oltre 120.000 negativi, un tesoro fatto di immagini che ha permesso al grande pubblico di scoprire l’affascinante vicenda di Vivian Maier.
La sua produzione è così apprezzata perché propone una versione atipica e originale dell’allora street photography.
Così come cattura John Maloof, l’opera della Maier continua ad affascinare il grande pubblico, visto anche il crescente interesse generato dai social media per questo tipo di fotografia tratto dalla ‘strada’.
È anche attuale la ricerca che questa grande fotografa del ‘900 attua per trovare se stessa, un itinerario alla ricerca della propria identità.
La curatrice della mostra Anne Morin ricorda che “Vivian Maier è una fotografa amatoriale che cercava nella fotografia uno spazio di libertà”.

La Maier rimase nascosta ma il suo successo fu altrettanto incontrollabile.
Nonostante sia stata scoperta tardi e nonostante il suo lavoro sia passato inosservato per tutto il corso della sua vita, l’interesse per Vivian Maier è tuttora in crescita.
Per questo i Musei Reali di Torino scelgono di portare in mostra una grande della fotografia, che si ritrova nei manuali di storia della fotografia a fianco dei più grandi maestri, come Robert Doisneau o Robert Frank.
Portare nelle sale e raccontare al grande pubblico aspetti meni noti della vita di grandi artisti non è solo un modo per generare curiosità ma anche per dare completezza al racconto di queste vite.
Questa grande retrospettiva tocca i temi più caratteristici della sua cifra stilistica.
Il percorso espositivo si apre innanzitutto con una serie dei suoi autoritratti che raccontano di uno sguardo severo; un riflesso nitido impresso sugli specchi e le vetrine.
Vivian Maier si presenta così al pubblico, cosa che non ha mai voluto o potuto fare.

Un’instancabile camminatrice alla ricerca di gesti.
Così potrebbe essere descritta Vivian Maier, una grande osservatrice che si è sempre concentrata sui ritratti, sulle storie, sugli atteggiamenti, sulle posture.
Sono queste le caratteristiche che tradiscono un pensiero, una intenzione. Rivelano l’autentica identità dei soggetti rappresentati.
Anche questa ricerca muta. All’inizio degli anni ’60, Vivian Maier comincia inizia a giocare con il movimento.
Il cinema comincia ad intrecciarsi vertiginosamente con la fotografia, la fotografa crea nuove sequenze cinetiche, la sua relazione con il tempo cambia.
Infine, troviamo fotografie a colori – che donano musicalità alle foto street – e una sezione dedicata al tema dell’infanzia – aspetto che ha accompagnato la Maier per tutta la vita.

La mostra “Vivian Maier. Inedita” è visitabile fino a domenica 26 giugno.
Tutto questo e non solo nella mostra ai Musei Reali.
In definitiva, un viaggio inedito e imperdibile alla scoperta della produzione di questa grande figura.
Non possiamo che consigliarvi una visita alla città di Torino e nel frattempo vi diamo appuntamento al prossimo mercoledì.