Si conclude ufficialmente lunedì 27 novembre a Venezia lo splendido viaggio della Biennale d’Arte 2022.
Ne avevamo già parlato a febbraio scorso, quando abbiamo introdotto il tema scelto dalla curatrice Cecilia Alemanni.
“Il latte dei sogni” – titolo appunto di questa edizione 2022 – come ogni volta è piaciuta ma ha fatto anche discutere. L’Arte con la A maiuscola fa e deve fare sempre quest’effetto.
L’abbiamo vista e oggi ne parliamo velocemente sempre, con l’augurio che possiate approfittare degli ultimi giorni per andare a Venezia a visitare la Biennale.
“Il latte dei sogni” restituisce le ultime tendenze dell’arte contemporanea.
Come ogni anno, la Biennale d’Arte 2022 fa da specchio del presente, dandoci la possibilità di osservare grandi opere contemporanee di artisti più o meno emergenti.
Dall’Arsenale ai Giardini, ogni spazio è sapientemente studiato per creare contrasto e allo stesso tempo armonia con ciò che vi sta affianco.
I padiglioni centrali sono caratterizzati da una eterogeneità di lavori e pratiche artistiche, spaziano tra i vari Paesi del mondo e racchiudono pratiche artistiche di qualsiasi tipo.
Oggi portiamo qualche esempio, puramente casuale, che possa farvi immergere nell’esperienza visiva, sensoriale, olfattiva, tattile che è la Biennale.
I Padiglioni dei singoli Paesi comunicano con la Biennale d’Arte 2022, e viceversa.
Sono come tante tessere che prese, nel loro complesso, formano un mosaico ben specifico, quello voluto dalla curatrice Cecilia Alemanni.
Ognuno di essi è un frammento di una composizione più ampia.
Se presi singolarmente, i Padiglioni differiscono di tanti aspetti: in primis per la struttura esteriore (perché ricordiamo che ognuno ha la sua storica architettura), in secondo luogo perché ogni Nazione ha la sua storia.
Ogni Paese ha subito un destino differente all’interno del corso della storia e ogni accadimento ha segnato in maniera diversa le sue popolazioni, i suoi luoghi.
All’interno del percorso della Biennale d’Arte 2022 si respira un senso comune, quel senso di trasformazione suscitato dal libro di favole di Leonora Carrington, dal quale Cecilia Alemanni ha estrapolato il titolo.
“La vita viene costantemente reinventata attraverso il prisma dell’immaginazione e nel quale è concesso cambiare, trasformarsi, diventare altri da sé”.
Le tecniche utilizzate sono spesso collegate alla tradizione.
Ogni artista o collettivo che presenta un’opera alla Biennale d’Arte è consapevole di rappresentare il proprio Paese.
Spesso involontariamente, viene fatto ricorso alle grandi tradizioni, agli usi e ai costumi del passato, a quelli che caratterizzano l’identità del proprio luogo d’origine.
Inutile dire che ogni pratica artistica è utilizzata a favore di questo scopo: raccontare il temperamento e la personalità del Paese che si va a rappresentare.
Ogni individuo e/o ogni gruppo parte dall’esperienza diretta, dagli affetti, dalla casa, dalla famiglia.
Vividi o meno, i ricordi sono eventi personali che però racchiudono messaggi rivolti all’intera specie umana.
Così, gli artisti tentano in ogni modo di trovare il giusto mezzo artistico per portare a galla questi ricordi e restituirli al mondo.
Dalla scultura al video, dalla fotografia all’installazione, dalla performance alla pittura: è quasi difficile sintetizzare tutti i mezzi di produzione utilizzati.
La Biennale d’Arte 2022 mette in scena equilibri e contrasti.
Come vuolesi dimostrare, le opere esposte restituiscono le complessità dei tempi che viviamo.
L’analisi era già iniziata con la Biennale del 2019 “May You Live In Interesting Times”, che ancora non conosceva la potenza distruttiva (per esempio) della Pandemia di Covid-19 o dei nuovi conflitti russo-ucraini.
La Biennale è stata per l’eccezione posticipata di un anno, fatto avvenuto precedentemente solo in occasione dei due Conflitti Mondiali.
Venezia torna così ad essere culla di un patrimonio vasto e in continua espansione ed evoluzione.
Le conoscenze dell’uomo e le conseguenze dell’esistenza dell’essere umano sulla terra pesano e si influenzano in egual modo.
Andiamo verso un futuro al quale, ancora più di altri momenti della storia, non riusciamo a dare un volto.
Come viviamo? Quanto possiamo vivere? Per quanto potremo farlo? Come lo faremo?
Sono tante le domande e tante le risposte che ci portano in dono gli artisti.
Alcuni guardano al passato, altri al presente, altri al futuro.
Si lavora sull’opera o si trasforma lo spazio in essa.
Non è raro che gli artisti, soprattutto quelli chiamati a lavorare all’interno del proprio Padiglione Nazionale, scelgano di far comunicare la propria opera con la struttura o vadano ad attuare delle modifiche allo stesso edificio architettonico.
Si può lavorare sul contenuto o sul contenitore, e su quello che esso rappresenta.
Faccio un semplice esempio citando il lavoro di Maria Eichhorn sul Padiglione Germania e di Ignasi Aballì sul Padiglione Spagna (entrambi all’interno dei Giardini).
Inutile dire che emergono tematiche quali l’identità di genere, il femminismo, la globalizzazione, l’innovazione tecnologica – tematiche che non possono non scuotere gli animi degli artisti e degli spettatori.
C’è chi sceglie modalità più immersive mentre c’è chi gioca su elementi più concettuali.
Insomma, anche la Biennale d’Arte si conferma un evento ed un’esperienza imperdibile.
Speriamo possiate andare a Venezia per visitarla in questi ultime giornate di apertura!