Sono rimasti ancora pochi giorni per visitare la suggestiva mostra The Purple Line di Thomas Hirschhorn al Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma.
La mostra a cura di Hou Hanru, Luigia Lonardelli, che ha inaugurato il 20 ottobre scorso, chiuderà il 6 marzo.

The Purple Line è un’esposizione che si dispiega lungo la galleria 3 del museo MAXXI e mira a far interrogare il pubblico su tematiche legate ai mondi del ‘reale’ e del virtuale.
Il nome della mostra viene proprio dal tipo di allestimento disegnato dall’artista: un layout che si fa spazio lungo un continuo muro viola che attraversa questo specifico corridoio dell’edificio.
I 118 Pixel-Collage esposti sono stati realizzati tra il 2015 e il 2017.
È la prima volta che quest’imponente ciclo di lavori viene esposto nella sua interezza.
Troviamo materiali raccolti dal web e da giornali, fotografie di stragi e ritagli di campagne pubblicitarie.
Da qualche anno, però, le immagini che vediamo in questa mostra non sono più su internet.
Non si sa chi l’abbia fatto e per quale motivo, ma siamo a conoscenza del fatto che esiste un algoritmo che blocca i contenuti cosiddetti “sensibili”.
Nell’intervista tenuta in apertura alla mostra, la curatrice Luigia Lonardelli fa presente quanto la parola “sensibile” sia strana. “Non esiste un contenuto sensibile in sé. Esiste la sensibilità di ognuno e di ogni occhio. L’occhio non è imparziale.”
Tutto quello che percepiamo e quindi, come in questo caso, vediamo dipende dalla nostra singola esperienza come essere umano; siamo inevitabilmente condizionati da ciò abbiamo visto in precedenza e da ciò che vogliamo vedere. L’occhio è selettivo.
Thomas Hirschhorn dice che «il mondo ha bisogno di essere depixellato».
La saturazione delle immagini che ‘vivono’ il nostro tempo, unico e contraddittorio, da vita ad una nuova realtà sia fisica che virtuale.
Per questo Hirschhorn de-costruisce il mondo così come lo conosciamo e/o vediamo: le sue creazioni si fanno specchio della complessità in cui siamo immersi quotidianamente.
Da “pixel” – per definizione unità minima della superficie di un’immagine digitale – si ricava l’espressione “pixellare”, che significa rendere non riconoscibili alcuni dettagli attraverso la modifica dei pixel, appunto.
Da qui deriva, a sua volta, il termine “depixellato” – a cui fa riferimento l’artista – che rappresenta il tipo di tecnica utilizzata per la produzione di questi Pixel-Collage.

Lo spettatore si trova di fronte una serie di immagini che mettono in difficoltà la percezione visiva umana.
All’apparenza e ad un primo sguardo notiamo una forte violenza dei soggetti, un quadro crudo che fa voltare lo sguardo.
Allo stesso tempo, è proprio quello scenario a stimolare un pensiero critico.
I temi centrali della serie dei Pixel-Collage sono infatti ipersensibilità, censura, produzione di immagini.
The Purple Line mostra tutto quello che non possiamo controllare e chi controlla quello che vediamo.
Thomas Hirschhorn è un artista bravissimo perché, come in questo caso e come dovrebbe sempre accadere, si pone in una posizione neutra.
Si fa largo nel dibattito senza prenderne parte: svolge il ruolo di mediatore, non giudica ma osserva.
Attraverso la sua opera, pone le basi per un confronto, interrogandosi per primo sulla posizione di questi temi.
Lo spazio del MAXXI è alterato per generare nello spettatore uno specifico processo di osservazione.
La conformazione lineare del muro, su cui Hirschhorn decide di esporre le opere, vuole costringere lo spettatore a trovare soluzioni di percorribilità.
Ad ogni angolo vi è una sorpresa, come a simulare il processo a cui siamo costantemente sottoposti, ogni giorno, senza possibilità di scelta.
Non c’è preavviso: le immagini appaiono di fronte ai nostri occhi e non possiamo proteggerci da loro.
Perdiamo il controllo perché la nostra capacità di selezione è annullata, ma dobbiamo saper trovare una soluzione.
La scelta del colore viola è altamente simbolica.
Nella teoria dei colori, la cosiddetta “linea viola” è uno specifico punto:
- di confine fra lo spettro dei rossi e quello del violetto,;
- nel quale corrispondono la massima saturazione di entrambi i colori.
All’apice della saturazione si ottiene ‘colore puro’, al massimo della sua nitidezza e della sua qualità, ma fastidioso da guardare nel caso dello spettro visivo umano.
In questa “linea viola” vengono a coincidere massimo della verità e massimo effetto disturbante, fino al limite estremo della sua percezione.
Per questo, The Purple Line è quello spazio specifico, voluto e creato dall’artista, che spinge l’uomo ad allenare e ad esercitare la propria libertà, fino a comprenderne i limiti.
The Purple Line è la contraddittorietà di ciò che vediamo.

Cosa intendiamo con l’espressione ‘controllo delle immagini’?
Le immagini sono autenticazione dei fatti, rendono visibili porzioni di realtà che non potremmo percepire.
Le immagini sono possibilità e visioni del mondo, ma non sempre riusciamo a comprenderne il valore.
Anche in The Purple Line, Hirschhorn costringe il nostro sguardo con continui choc visivi.
Il dilagare dell’ipersensibilità nel mondo contemporaneo viene riassunto nella pixellazione: la riduzione del dettaglio a pixel, il restringimento di un tema forte e crudo a soggetto non riconoscibile.
Per questo l’uomo addotta sempre più la tecnica della censura; si rinchiude in uno stato di continua autoprotezione; esclude l’altro per semplificare la realtà.
Per tutta queste serie di motivi, la mostra The Purple Line di Thomas Hirschhorn è un’occasione imperdibile per riflettere e scontrarsi con la propria quotidianità, tentando di costruirci un nuovo e concreto dialogo.
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