La sala da pranzo di Sketch London non è più rosa.
Nell’anno del 20° anniversario dell’iconico ristorante nel cuore di Mayfair, si è dato il via alla ristrutturazione della Gallery al secondo piano dello storico palazzo.
Così, il locale più alla moda della capitale del Regno Unito ha detto addio al look monocromatico Millennial Pink.
Benvenute le tonalità vibranti del giallo.

Il restyling della galleria-brasserie, già ribattezzato da alcuni “Sunshine-Yellow”, è firmato per la seconda volta da India Mahdavi, architetto e interior designer iraniano-francese.

Si apre così un nuovo capitolo al 9 di Conduit Street, dove dal 2002 ha sede Sketch London.
Dal rosa al giallo per la ristrutturazione del ristorante Sketch London by India Mahdavi
«Se qualcuno mi chiede di che colore è il nuovo Sketch rispondo che è calore», ha spiegato la stessa India Mahdavi.

Dopo aver rivestito la Gallery di rosa nel 2014, concependo la monocromia dell’ambiente come un’installazione immersiva dove riecheggiavano le opere dell’artista britannico David Shrigley in un morbido abbraccio, l’architetto e designer è tornata infatti a lavorare per Sketch London.
E ha dato ora una virata di «warmth» al look Instagram-friendly del ristorante.
Per l’occasione, India Mahdavi ha collaborato con l’artista anglo-nigeriano Yinka Shonibare.

Così la Gallery, luogo di food e arte apprezzato tanto per il suo afternoon tea quanto per il suo concept, ha appena stupito tutti con un effetto wow, inaugurando una nuova era.
La Gallery dell’iconico locale di Mayfair dice addio al Millennial Pink
Se passate il vostro tempo libero su Instagram, è impossibile che non abbiate visto, almeno una volta, il rosa hollywoodiano di Sketch London.

Fino a qualche settimana fa, celebrity e fashion addicted postavano senza soluzione di continuità ogni spot mozzafiato della location sulle piattaforme social.
Ritraendo ora i piccoli tavoli, ora le opere d’arte alle pareti fiancheggiate da comode panche o le soffici poltroncine Charlotte su misura.
Per sapere dove la magia ha avuto inizio, bisogna tornare indietro nel tempo.
Quando nel febbraio 2014, il proprietario di Sketch London, Mourad Mazouz, aveva arruolato India Mahdavi per creare uno sfondo agli oltre 250 disegni di David Shrigley, disposti lungo il perimetro della stanza del locale.
Da una parte, all’artista era stato affidato il compito di installare un’opera site-specific nella la sala da pranzo di Sketch, come il suo lavoro più grande mai esibito.
Dall’altra, in soli tre mesi, Mahdavi aveva creato il giusto contrasto con la potenza espressiva dei lavori di Shringley, aggiungendo arredi in velluto e tinte polverose.
E ridipingendo ogni centimetro quadrato del grande spazio per immergerlo in una nuvola rosa, Mahdavi aveva fatto rivivere la classica brasserie rimanendo fedele alla filosofia d’avanguardia del luogo.
Così Sketch London aveva vinto una medaglia sui generis, diventando il ristorante più instagrammato al mondo.

Per ben otto anni, qui, è stato come se il cliente avesse fatto parte di un film.
«Il rosa contrastava con la radicalità del locale», aveva commentato l’autrice degli interiors al momento del primo intervento per il ristorante.
«In questa atmosfera maschile, dovevo affermarmi di fronte a questa stanza cubica e introdurre la mia visione: quella del colore e della dolcezza».
L’arte e l’artigianato africani inaugurano il nuovo capitolo di Sketch London
Si chiama Modern Magic l’installazione dell’artista anglo-nigeriano Yinka Shonibare ed è composta da tredici opere.
Tra queste, ci sono maschere dipinte a mano e scolpite nel legno, accanto ad arazzi che riproducono le maschere africane appartenute alla collezione di Pablo Picasso.
Il nome del lavoro è dunque esplicativo, in quanto le maschere sono repliche di quelle usate dai popoli africani per evocare nuovi poteri e di quelle che hanno ispirato il grande pittore spagnolo.

Come se abbracciassero i lavori di Yinka Shonibare, arrivano i tessuti giallo girasole che ricoprono le panche, firmati dalla designer senegalese Aissa Dione.
Continua così l’incontro con l’arte e l’artigianato africano, grazie anche alle lampade applique intrecciate a mano da tessitori del Ghana e disegnate da Inès Bressand.
Celebrando un mondo più inclusivo e portando avanti scambi culturali e umani per interpretare lo Zeitgeist.
E se per i più nostalgici il locale ha realizzato un modellino tridimensionale in scala uno a dieci del vecchio Sketch London total pink, ora tutto collabora per aggiungere tocchi nei toni del copper e dell’oro.
In scala reale, le pareti sono pertanto rivestite con carta da parati De Gournay dalla finitura metallizzata effetto rame e riflessi champagne, che inondano la stanza di luce dorata.
Mentre il soffitto è stato dipinto di Mandarine au Lait, tintura concepita dalla stessa India Mahdavi.

«Non volevo semplicemente cambiare colore: sarebbe stato come dire che il colore non ha valore, che il rosa non aveva un significato», ha detto l’interior designer.
«L’opera di Yinka mi ha indotto a lavorare in maniera differente e ora le texture prevalgono sul colore».
In questo stravolgimento, persino l’offerta gastronomica è stata completamente rinnovata, a cui segue anche una nuova mise en place.
Il ristorante più instagrammato al mondo come una Shahrazād: la storia del restyling a lungo rimandato
Gli allestimenti di Sketch London avrebbero dovuto essere biennali.
O almeno, questo era il desiderio di Mourad Mazouz quando otto anni fa commissionò al duo Mahdavi-Shrigley la Gallery per continuare il progetto di gastro-brasserie temporanea prestata all’arte.
Secondo il concept, la stanza al secondo piano era destinata a una trasformazione continua per ospitare sempre nuove forme artistiche.
La pink wave arrivava infatti due anni dopo l’installazione di Martin Creed, nel 2012, di cui rimane tuttora inalterata la pavimentazione come un grande mosaico a zigzag composto da 96 tipi di marmo.

Ma anziché per i previsti 24 mesi, gli interni rosa di India Mahdavi sono rimasti a lungo, sostituendo invece ciclicamente le opere d’arte di Shrigley.
Se ci si chiede il perché, la risposta è una sola: il tandem Mahdavi-Shrigley aveva creato un tale successo mediatico impossibile da arrestare.
E proprio perché il rifacimento era stato più volte rimandato, Mahdavi aveva definito la galleria di Sketch una sorta di Shahrazād.
«Avevo davvero paura di cambiare la stanza rosa, dal momento che David Shrigley fa parte di Sketch London», ha spiegato il proprietario Mazouz.
Ma l’incontro con Yinka Shonibare è stato decisivo per un cambio di mindset.

«Poi mi è stato presentato Yinka Shonibare e ho pensato: ‘Mio Dio, questo maestro vuole lavorare con Sketch’», ha chiosato Mazouz.
«Mi sembrava di sognare. Il lavoro di Yinka è potente, intelligente e mitico e sono felice di condividerlo con i visitatori di Sketch London da tutto il mondo».
Ristorante, galleria d’arte o club? La nuova era di un viaggio radicale lungo 20 anni
C’è fermento al numero 9 di Conduit Street, dove Sketch London ha aperto le sue porte ben venti anni fa, nel 2002.
Ma la storia dell’edificio è affascinante tanto quanto il locale è oggi instagrammato.
Residenza privata di James Viner costruita nel 1779 dall’architetto inglese James Wyatt, in seguito ospitò una bizzarra varietà di società e istituzioni.
Secondo alcuni resoconti, tra le mura di quello che sarebbe diventato Sketch London, passarono ciclisti, esperti di mongolfiere e psicologi.
Il palazzo ospitò il Movimento Suffragista e tra il 1887 al 1909 fu sede del Royal Institute of British Architects (RIBA), di cui conserva ancora la targa e lo stemma all’ingresso.
Senza considerare che a metà del XX secolo diventò l’atelier londinese di Christian Dior, rimanendo nelle mani del brand fino ai Novanta.
Dopo anni di abbandono, a dare nuova vita a queste stanze fu proprio Sketch London, nato da un’idea del ristoratore e designer Mourad Mazouz e dal masterchef francese Pierre Gagnaire.
Grazie agli architetti di The Manser Practice e dopo quattro anni di lavori, Sketch London aprì le sue stanze dalle atmosfere uniche, per cui Mazouz ha collaborato nel tempo con numerosi designer, scultori e artisti.

Ne è emblema la Gallery che oggi accoglie il nuovo, ma non sono da dimenticare le altre sale, dall’East Bar alla Lecture Room & Library, passando per il Parlour e la foresta incantata del Glade.

E il design arriva persino nelle toilette retro-futuristiche, chiamate Pod Loos, cioè sale da bagno concepite dallo scultore e designer Noe Duchaufour-Lawrance, per cui Sketch London dichiara di essere costantemente «in cima alle classifiche dei “best loos” della stampa».