Voliamo oggi ad Aosta, in uno dei luoghi più a nord dell’Italia, per scoprire insieme le bellezze dell’Espressionismo svizzero.

Lo facciamo con la mostra “Espressionismo svizzero. Linguaggi degli artisti d’Oltralpe”, ora esposta al Kunst Museum di Winterthur.

Questo periodo della storia dell’arte è purtroppo poco nota al pubblico, eppure cela opere sorprendenti.

Ecco allora che oggi proviamo a rispolverare questa parentesi dai manuali

Paul Camenisch - The Bocce Players, 1927
Paul Camenisch – The Bocce Players, 1927

Un’estetica dura, colori forti e simbolici.

Sono questi gli elementi che contraddistinguono l’Espressionismo e in particolare la sua corrente svizzera.

Molti artisti elvetici dei primi anni del Novecento scelgono di perseguire queste caratteristiche perché credono e sentono che questo è il modo giusto per rappresentare il proprio periodo storico.

Stiamo parlando di anni fortemente segnati dai conflitti bellici e da cambiamenti socio-politici importanti.

Sono tanti quelli che sentono la necessità di raccontarsi e raccontare, ed ognuno lo fa a modo proprio.

Possiamo non a caso parlare di ‘plurilinguismo elvetico’.

Si contano approcci espressivi e tendenze stilistiche molto vari e molto diversi fra loro, a volte circoscritti in diverse aree geografiche del paese.

Il movimento prosegue e si sviluppa fino a circa metà del Novecento.

Influenze maggiori le hanno il movimento del Fauvismo – di radici francesi – o il gruppo Le Falot – con base a Ginevra.

Non solo: ricordiamo l’esperienza tedesca del Die Brücke; lucernese del Der Moderne Bund; basileése dei Rot-Blau.

Sul lago maggiore, nel comune svizzero del Cantone Ticino, più precisamente ad Ascona si forma il gruppo dell’Orsa Maggiore.

Il gruppo si focalizza in questo caso sulla rappresentazione dell’idilliaco paesaggio ticinese.

Non mancano coloro che scelgono di non prendere parte a gruppi.

Questa libertà gli permette di affrontare temi più vari, aderendo solamente alla una ricerca individuale.

Hermann August Scherer - Paesaggio nel Mendrisiotto, 1926
Hermann August Scherer – Paesaggio nel Mendrisiotto, 1926

“Espressionismo svizzero” è nuova traduzione del presente.

Dalla politica alle questioni sociali, dalla sofferenza della guerra alla rappresentazione paesaggistica: l’arte si fa traduzione fine e ricercata dei temi che interessano e scuotono gli animi della gente.

Mentre i compagni francesi e tedeschi raggiungono il successo ed il grande pubblico, gli esponenti svizzeri rimangono lungamente nell’ombra.

Non è un caso che, ad oggi, siano pochissime le esposizioni che si sono focalizzate sull’”Espressionismo svizzero”.

Per questo la nuova mostra pensata e nata dalla collaborazione tra il Museo Archeologico Regionale ed il Kunst Museum di Winterthur è di tale importanza.

Sono veramente di grande valore le opere esposte, giunte dai musei o provenienti da altre collezioni svizzere, pubbliche e private.

Con la cura Daria Jorioz, Andrea Lutz e David Schmidhauser, “Espressionismo svizzero. Linguaggi degli artisti d’Oltralpe” racconta questa stagione straordinaria come mai prima.

Il Museo Archeologico Regionale di Aosta è infine un luogo simbolo di passaggio e unione.

Non vuole raggiungere solo i Valdostani ma anche e soprattutto tutti i turisti che provengono proprio dalla Svizzera.

Non solo splendide bellezze naturalistiche ma anche un’ampia ed importante offerta culturale: è questo quello che coloro che vengono da oltre confine cercano e possono trovare in Italia.

Tra le opere esposte in "Espressionismo svizzero" c'è anche quella di Louis Moilliet "Le Grand Carrousel" (1916-1917)
Tra le opere esposte in “Espressionismo svizzero” c’è anche quella di Louis Moilliet “Le Grand Carrousel” (1916-1917)

Valorizzare al massimo il ‘poco noto’.

La mostra non presenta solo opere ma anche nomi conosciuti ai meno.

Tra gli artisti esposti contiamo anche Alice Bailly, figura femminile di straordinaria potenza, che viene valorizzata al massimo nel percorso espositivo.

Primavera Grigia” è una delle sue opere esposte.

Di nuovo, possiamo usufruire di queste occasioni per conoscere aspetti poco esplorati delle avanguardie europee del Novecento.

Tra i ‘grandi’ invece ci saranno capolavori come “Il grande Carosello” di Louis Moilliet, “Paesaggio a Mendrisiotto di Hermann Scherer, “Interno con tre donne di Albert Muller, “La lettrice di Hans Berger.

L’inconfondibile tratto crudo tipico della stagione espressionista emerge prepotentemente nelle opere appena citate e in tutte le altre pensate per il percorso.

E per chi volesse portarsi a casa un pezzo di questa storia, di questa mostra, è a disposizione il catalogo edito da Silvana Editoriale.

Il volume – bilingue italiano/francese – è impreziosito dai saggi di Daria Jorioz, Caesar Menz, David Schmidhauser, Andrea Lutz, e contiene tutte le immagini delle opere in mostra.

Hans Berger con "La lettura" (1909) esposta in "Espressionismo svizzero. Linguaggi degli artisti d’Oltralpe"
Hans Berger con “La lettura” (1909) esposta in “Espressionismo svizzero. Linguaggi degli artisti d’Oltralpe”

Espressionismo svizzero” vi aspetta fino al 23 ottobre.

Una visita alla mostra è d’obbligo.

Questo perché è facile connotare un movimento con un nome – come in questo caso il termine “Espressionismo” – ma la scelta rimane sempre e comunque riduttiva dello stesso fenomeno.

Lo è chiaro esempio questo caso, quello dell’”Espressionismo svizzero”, che si insinua nella “frattura tra Svizzera francese e tedesca”, come ricordato nel catalogo della mostra.

Non è difficile trovare opere diverse tra loro, prodotte da animi divisi o semplicemente influenzati da un dualismo che ha radici storiche.

Le 68 opere esposte sono quindi riconducibili ad un movimento generale ma acquistano vero significato una volta che vengono lette nella loro singolarità.

Dipinti, incisioni, disegni si alternano in un nuovo racconto innaturale da un punto di vista dei colori ma non meno efficace nel rappresentare la realtà.

Stilizzazione e deformazione sono solamente strumenti per rappresentare quella libertà da canoni e regole accademiche.