Continuiamo il nostro viaggio alla scoperta di belle mostre in giro per la nostra bella Italia con un’esposizione dedicata a Pino Pascali.

Ha inaugurato lo scorso 7 dicembre 2022 a Villa d’Este – VILLÆ di Tivoli “Theatra mundi”, un progetto inedito su questo speciale artista italiano.

La mostra, curata da Andrea Bruciati, raccoglie di sforzi di più celebri istituzioni: la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma e l’Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali di Firenze e infine L’Istituto Villa Adriana.

Se non conoscete ancora Pino Pascali, questa è l’occasione per avvicinarsi al suo grande genio.

Pino Pascali, Bucranio, 1966, Tela bianca tesa su centinee lignee, 65 x 90 x 170 cm, Comune di Avezzano + Pino Pascali, Attrezzi agricoli, 1968, gruppi di attrezzi legno grezzo, paglia misure variabili, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma
Pino Pascali, Bucranio, 1966, Tela bianca tesa su centinee lignee, 65 x 90 x 170 cm, Comune di Avezzano + Pino Pascali, Attrezzi agricoli, 1968, gruppi di attrezzi legno grezzo, paglia misure variabili, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma

Pino Pascali è un artista che ha fatto del mondo il palcoscenico della meraviglia.

Villa d’Este è una dimora tiburtina, luogo della metamorfosi e della sintesi di natura e artificio.

Anche per questo è particolarmente adatta ad accogliere le valenze teatrali e cangianti di questo artista.

Pino Pascali nasce a Bari nel 1935 e si spegne molto presto, all’età di 33 anni, a Roma nel 1968.

Durante la sua vita ha sondato il terreno di tantissimi rami dell’arte e della creatività.

Oltre che pittore e scultore, è stato animatore, grafico, pubblicitario, scenografo, attore e fotografo.

In ognuno di questi campi ha saputo lasciare il proprio segno, grazie ad un’estetica ed un pensiero davvero unici.

La sua produzione è ironica, spiazzante, talvolta irriverente.

Fin dal principio, fin dalle sue prime prove, archetipi e miti mediterranei si fondono con suggestioni contemporanee.

Brani anatomici e antichità romane sono trattati come oggetti di consumo, al tempo stesso immagini del presente e simulacri di un passato mai tramontato.

La sua sensibilità contemplativa, quasi metafisica, gli permette di diventare testimone ideale di una riformulazione dell’universo di ascendenza futurista.

Opera "Il dinosauro riposa" (1966 c.a.)
Opera “Il dinosauro riposa” (1966 c.a.)

Ha scavato un segno profondo nell’arte contemporanea occidentale.

In meno di cinque anni, Pino Pascali scrive un pezzo di storia, una pagina della storia dell’arte.

La sua parabola artistica è brevissima eppure incendiaria.

Emerge in tutti i suoi lavori questa creatività funambolica e la sua straordinaria capacità inventiva.

Il suo essere vulcanico, la sua ironia, la sua propensione al gioco e allo scherzo gli imprimono addosso la fama di “ragazzo terribile”.

Già a partire dalla Biennale del 1964 è capace di rielaborare in chiave personale i temi della Pop Art.

Sono gli anni in cui gli statunitensi impongono al mondo occidentale il loro modello culturale, capitalista e consumistico.

Cresce aspettativa attorno al mondo dell’arte, per natura irriverente ma ora ancora di più.

In questo panorama Pino Pascali riesce a muoversi alla perfezione.

La sua implacabile furia creativa invade le gallerie, le sue mostre si susseguono a ritmo incessante, dal gennaio 1965, periodo della sua prima personale a La Tartaruga di Roma, fino alla sua morte.

Opera "Botole ovvero lavori in corso" (1968)
Opera “Botole ovvero lavori in corso” (1968)

Esiste un legame particolare tra Pino Pascali e Villa d’Este.

Andrea Bruciati, curatore della mostra e direttore delle VILLÆ di Tivoli, ricorda due eventi in particolare.

Il primo risale al 1656, quando l’artista, appena iscritto all’Accademia di Belle Arti di Roma partecipa alla collettiva per giovani artisti Mostra di pittura dell’Istituto Tommaseo di Tivoli.

Il secondo invece risale alla mostra in collaborazione con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma dal titolo ’50 – ’60 la scultura in Italia.

È il 2007 e vengono ospitate, per l’occasione, due opere: Bachi da setola e Fiume con foce tripla.

La scenografica dimora manierista che è Villa d’Este si pone come ideale palcoscenico per la breve e straordinaria parabola dell’autore.

Si veste del ruolo di officina della contemporaneità dalle forti radici nella storia.

Opera "Attrezzi agricoli" (1968)
Opera “Attrezzi agricoli” (1968)

Innovatore multiforme e poliedrico interprete.

A vent’anni, nel 1955, Pino Pascali si trasferisce a Roma per studiare scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma.

All’epoca, Toti Scialoja è docente di scenotecnica, spirito iconoclasta e promotore di un uso libero dei materiali.

Il suo modo di pensare il mondo appassiona gli studenti, a partire da Pascali.

Toti Scialoja è scenografo teatrale, artista poliedrico e prolifico.

Trasmette, come fa un maestro, la sua idea di un mondo come palcoscenico, in cui immettere la propria sensibilità contemplativa.

Pascali ne fa capo saldo della sua produzione.

“Il pittore” e “lo scenografo” operano parallelamente, scambiandosi intuizioni e brillanti soluzioni formali.

In tutte le opere di Pino Pascali non può che emerge chiara la propensione alla trasformazione.

Il teatro e la re-invenzione, così come la finzione e realtà, si rincorrono e si scambiano, dando il via ad una produzione unica nel suo genere.

“Theatra Mundi” si conclude il 7 maggio 2023.

Pino Pascali muore per un tragico incidente nel settembre del 1968.

Il suo genio si spegne presto ma ancora arde nei libri di storia dell’arte.

Non possiamo che consigliarvi di fare un viaggio a Tivoli per approfondire la sua opera attraverso “Theatra Mundi”!