Scopriamo il Padiglione del Vento in Cile.
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Per la sezione luoghi di design nel mondo, con l’articolo di oggi andiamo a scoprire un luogo di “concetto” che si trova in Cile.
Si tratta principalmente di un padiglione che offre un’esperienza performativa. E lo fa sfruttando gli elementi specifici del Parco Ruinas de Huanchaca ad Antofagasta.
Qui si uniscono diverse proprietà, da quelle fisiche a quelle climatiche. Passando per quelle sociali e culturali.
Tutte queste influenze si pongono come catalizzatori di fenomeni. E aiutano la proposta architettonica che vi presentiamo in questo articolo, a porsi come dimostrazione che l’architettura si può modificare. Sia nella forma, che nello stato che nell’uso.
Quindi siamo di fronte a un progetto che vuole essere un vero e proprio manufatto.

Il padiglione
Si presenta come un perimetro spesso quatto metri e permeabile su tutti e quattro i suoi lati. In questo modo l’ambiente che lo ospita può insinuarsi al suo interno.
Ed esattamente come il paesaggio, anche il visitatore può essere parte intrinseca del padiglione, influenzando.
Infatti la struttura autoportante fa pendere numerose fibre che reagiscono e si modificano con l’utilizzo e il passare del tempo. Inoltre sono sensibili al clima.
Il visitatore si trova quindi davanti ad una struttura in eterno cambiamento. Sempre simile, ma mai uguale a se stessa.
Guardando in alto, il padiglione si presenta come un cielo d’ombra, diffuso e per certi versi, inquieto.

Il senso dello spazio
Se si analizza il padiglione dal punto di vista dello spazio, si nota come al centro si presenti libero.
In questo modo proprio il centro diventa fulcro per la vista e appare come una struttura fragile con un pavimento dove non si possono lasciare impronte.
Qui la gravità, il peso, la materia, il suono, il concetto di luce e ombra si uniscono. E tutti subiscono l’influenza del movimento della struttura e di ciò che ospita.
Un movimento che non sempre appare conscio, spesso è appunto inconscio, dovuto ad azioni lente e perché no, a tratti, anche maldestre.
E quindi sarà proprio questo movimento a svelare quanto sia precisa l’anatomia strutturale del padiglione.
Tanto precisa quanto capace di mutare la sua composizione in diverse occasioni.

I materiali del padiglione
Il progetto si è incentrato principalmente sul legno.
La scelta è data dalle proprietà mutevoli di questo materiale in funzione degli eventi esterni che gli si abbattono sopra.
Infatti ciò che il progetto del padiglione vuole studiare è la qualità dinamica del legno.
Ovvero i diversi fattori che ne determinano la possibilità di piegarsi, torcersi, curvarsi e muoversi.
Nonché il rumore che si genera dal legno grazie a vento, umidità, calore, vapore e utilizzo.
Si tratta quindi di un padiglione estremamente materico e soprattutto esperienziale della materia.
Se si guarda in su ci si accorge di come la copertura della struttura sia composta da otto pilastri in legno che saldamente costruiscono la rigidità del “tetto”.
Poi sarà la griglia intrecciata di travi di legno a creare l’eterno movimento.
Il cielo che filtra tra gli intrecci diventa quindi la linea guida utile per appendere il legno che penzolerà pronto all’uso, al tempo, al clima e alla memoria.

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