Una mostra senza precedenti presenta la figura dell’artista Marcel Broodthaers all’interno della sede espositiva del LAC – Lugano Arte Cultura.

La Svizzera italiana si prepara così ad accogliere una delle personalità artistiche più complesse e poliedriche del Novecento.

Una veduta della mostra "Poesie industriali. Marcel Broodthaers"
Una veduta della mostra “Poesie industriali. Marcel Broodthaers”

Marcel Broodthaers (Saint Gilles, 1924 – Colonia, 1976) è considerato una tra i massimi rappresentanti dell’arte concettuale.

Ha esplorato criticamente non solo il rapporto tra arte, linguaggio e comunicazione, ma anche i meccanismi, compresi quelli economici, che ruotano intorno ai musei e al sistema dell’arte.

Al LAC ne vengono presentati i principali motivi delle celebri serie di placche create da Broodthaers tra il 1968 e il 1972.

Ispirandosi ai materiali, all’estetica e ai metodi di produzione dei cartelli stradali, l’artista realizzò infatti una serie di insegne in plastica con enigmatiche combinazioni di parole, lettere, segni e forme, chiamate Poesie industriali.

Nonostante l’apparenza, le placche non comunicano però un messaggio chiaro, ma giocano a disorientare chi le osserva.

L’ambivalenza tra oggetto industriale riproducibile e opera d’arte originale e unica diventa protagonista di questa splendida messa in scena.

I grandi della storia dell’arte hanno tuti trovato un modo che sottolineare questo binomio, Broodthaers lo fa con la produzione delle Poesie industriali, dal loro concepimento fino alla modalità con cui sono poi presentate.

La targa del "Musée d'Art Moderne département des aigles"
La targa del “Musée d’Art Moderne département des aigles”

L’esposizione include 72 placche, con diverse versioni e variazioni meno conosciute.

Troviamo fra i tanti prototipi unici, oltre a un nutrito gruppo di disegni o schizzi preparatori per le placche.

Non mancano tre film e un’opera audio Intervista al gatto.

Infine, il tutto è messo in relazione a una selezione di ‘Lettere aperte’ dell’artista.

La mostra, elaborata dal museo WIELS di Bruxelles e in stretta collaborazione con gli eredi di Marcel Broodthaers, restituisce così una visione completa dell’artista e del suo elaborato.

Una spettatrice al LAC, Museo d'arte della Svizzera italiana, a Lugano
Una spettatrice al LAC, Museo d’arte della Svizzera italiana, a Lugano

Performer artist e poeta belga: Marcel Broodthaers è stato questo e molto altro.

Già nel 1968 si nomina curatore del “Musée d’Art Moderne département des aigles” da lui creato.

Questo è solo uno dei tanti gesti inaspettati ma estremamente innovativi che Broodthaers compie durante la sua carriera, operando tra gli anni ’60 e ’70 del ‘900.

È proprio intorno ai 40 anni che affianca la creazione artistica alla carriera di scrittore, critico d’arte e poeta.

Prima ancora dell’istituzione del “Musée d’Art Moderne département des aigles”, Broodthaers compie un gesto esplicito: tuffa nel gesso la sua raccolta di poesie, Le Pense-Bête.

Come tanti all’epoca, anche questo artista segna l’inizio dell’approccio ad atti radicali.

Questo gesto di reificazione del linguaggio preannuncia un distacco netto, marca i motivi principali di un’opera che rimarrà tra le più importanti e influenti della storia dell’arte della seconda metà del Novecento.

Nel complesso, la sua opera si realizzata in soli 12 anni, dal 1964 alla scomparsa, avvenuta nel giorno del suo 52esimo compleanno nel 1976.

I motivi di questa importanza, dell’importanza del lavoro di Marcel Broodthaers, sono sicuramente i rapporti tra arte e linguaggio, lo status dell’opera e la critica del ruolo normativo del museo.

Basti pensare che la sua opera “Musée d’art moderne – Département des Aigles” a cui accennavamo prima è un museo in cui alcune opere esposte sono accompagnate dall’avvertenza “Questa non è un’opera d’arte”.

E di nuovo si torna a giocare tra realtà e finzione.

Marcel Broodthaers, L'Alphabet (1969)
Marcel Broodthaers, L’Alphabet (1969)

Un’esposizione rara, di rare opere da scoprire.

Tutto quello che è racchiuso in questa mostra è oggetto raro e raramente, appunto, esposto al pubblico.

Per l’occasione è stata stampato il volume “Lettere aperte” dalle edizioni Casagrande.

Ovviamente queste pagine scritte aiutano a mantenere un ordine dell’esposizione e rappresentano un bel ricordo da portarsi a casa, una volta visitata la mostra.

Non solo, Marcel Broodthaers è stato anche un grandissimo lettore, ha fatto delle parole la propria forma d’arte.

E sempre all’arte è giunto paradossalmente tardi, intorno ai quarant’anni, come citato poco sopra.

Si converte e compie una semplice trasposizione linguistica ed il gioco è fatto: il suo insuccesso poetico in successo artistico.

“Con occhio d’artista, mente da poeta e sguardo da sociologo”: così Marcel Broodthaers spiega come è entrato nell’universo della creatività, della sua creatività.

Come spesso abbiamo ricordato in altri articoli, il momento unico che vive il mondo occidentale – intorno agli anni ’60 e ’70 – segna la storia ed in particolare la storia dell’arte.

Lo studio del linguaggio di Marcel Broodthaers e di quegli anni può allora essere sintetizzato attraverso le placche in mostra.

Alcuni visitatori di fronte ad una delle pareti con le placche
Alcuni visitatori di fronte ad una delle pareti con le placche

L’opera di Marcel Broodthaers è pura sperimentazione.

L’artista produce i suoi esperimenti per prendersi gioco della società, di chi guarda o, al contrario, di coloro che non hanno il coraggio di guardare.

Sono divertissement sulla storia dell’arte, sull’alfabeto, sull’interpunzione.

Broodthaers si rifà ad artisti come Renè Magritte o Duchamp ma crea anche un modo tutto nuovo di fare ‘informazione’, dove è sempre presente qualcosa che si può leggere solo fra le righe.