L’Italia è un desiderio.
Lo testimonia la grande mostra (dall’omonimo titolo) ora visitabile alle Scuderie del Quirinale, nella nostra splendida capitale: Roma.
La Città Eterna offre così “fotografie, paesaggi e visioni” – così come recita il titolo – che ripercorrono una fascia di tempo che va dal 1842 al 2022.

Le opere presenti appartengono alle Collezioni Alinari e Mufoco.
Le oltre 600 opere presenti in mostra fanno appunto parte del ricco patrimonio fotografico della Fondazione Alinari per la Fotografia e del Museo di Fotografia Contemporanea.
Il patrimonio fotografico di cui il nostro Paese dispone è ricchissimo.
Il viaggio proposto e percorribile all’interno delle collezioni pubbliche è veramente straordinario.
È fondamentale quindi perseguire con la tradizione di dedicare un’importante mostra alla fotografia e questa volta è stato scelto il paesaggio come elemento identitario della cultura nazionale.
Con “L’Italia è un desiderio” si ripercorrono quasi due secoli di storia, attraversando un periodo storico che va dalla metà del XIX secolo fino ai giorni nostri.

Continua il dialogo tra fotografia storica e contemporanea.
La mostra proposta dalla Fondazione Alinari e dal Mufoco intende valorizzare sia la fotografia storica che quella contemporanea attraverso uno straordinario racconto della rappresentazione del paesaggio italiano.
Lo fa sottolineandone le trasformazioni quanto i numerosi e diversi punti di vista.
L’arco temporale scelto coincide inoltre con la storia stessa dell’“invenzione maravigliosa”, dagli albori fino ai giorni nostri.
Non a caso, anche la tipologia di stampe e supporti espositivi è ampia e varia.
Abbiamo dagherrotipi, primordiali negativi su carta e su vetro, diapositive, lastre, autocromie, stampe vintage e stampe fine art da negativo originale.
Non mancano però anche stampe a colori in grande formato e modalità più contemporanee di presentazione delle immagini.
Tutte le proposte consentono al pubblico di scoprire ed apprezzare una straordinaria varietà di materiali e tecniche, ma non solo.
Conducono lo spettatore attraverso un excursus dell’evoluzione delle modalità di rappresentazione del’Italia.

“L’Italia è un desiderio” è un modello, è contraddizione.
La bellezza del (appunto) “Bel Paese” è stata a lungo modello per l’Occidente.
È soggetto privilegiato delle sperimentazioni artistiche ottocentesche, sia in pittura che in fotografia.
Non è un caso quindi che il viaggio inizi nel 1842 – come enunciato dal titolo – e si strutturi secondo un percorso cronologico.
Al primo piano delle Scuderie del Quirinale troviamo le fotografie appartenenti agli Archivi Alinari mentre al secondo piano, in continuità, le opere delle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea.
Troviamo la narrazione del mito del viaggio in Italia, attraverso opere di Girault de Prangey, Calvert Richard Jones, Frédéric Flachéron, Giacomo Caneva.
C’è poi una sezione dedicata ai negativi e ai primi tentativi di restituire l’Italia a colori, con autori come lo scienziato Giorgio Roster e con pezzi rari come le autocromie.
Poi abbiamo rappresentazione di autori come Vittorio Alinari e Wilhelm von Gloeden, che portano la loro soggettiva rappresentazione del mondo,interessati ad affermare la fotografia come strumento artistico.
Con Vincenzo Balocchi e Luciano Ferri, Alberto Lattuada e Fosco Maraini si entra invece nel periodo tra gli anni quaranta e gli anni cinquanta del Novecento, periodo che segna un ultimo cambio di passo.

Primo e secondo piano segnano due periodi molto differenti.
Dopo aver delineato il mito del Bel Paese, la mostra prosegue al secondo piano con le opere di molti dei principali autori della fotografia italiana e internazionale dal dopoguerra ad oggi.
Molto appartengono alle delle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea e accompagnano appunto il visitatore fino alle ricerche più attuali.
Il Paesaggio riveste qui un ruolo fondamentale: abbiamo il paesaggio come scenario della narrazione sociale e politica che caratterizza la stagione del reportage e si arriva fino alle sperimentazioni concettuali degli anni settanta.
Per il reportage si ricordano icone come Letizia Battaglia, Carla Cerati, Uliano Lucas, Federico Patellani; mentre per gli anni ’70 ricordiamo Mario Cresci, Franco Fontana, Mario Giacomelli ed il grandissimo Luigi Ghirri.
Lo sguardo di Ghirri verso luoghi spesso marginali, quotidiani e anti-spettacolari, diventa manifesto di una nuova fotografia italiana che include Gabriele Basilico, Giovanni Chiaramonte, Guido Guidi.
Nel nuovo millennio si conferma invece una tendenza per stampe spettacolari di grandi dimensioni a colori, perseguite anche da autori come Francesco Jodice e Massimo Vitali.
Nelle ricerche degli autori più giovani, la definizione di “documentazione” si espande e aprirsi a oggetti, pratiche e tecnologie proprie dell’universo visuale e artistico contemporaneo.

“L’Italia è un desiderio” è visitabile fino a domenica 3 settembre.
Imperdibile l’esperienza di essere spettatori in questa mostra.
Ci viene illustrata un’era storica, è vero, ma vengono suggerite anche delle questioni attuali nel dibattito contemporaneo sul funzionamento, la fruizione, la produzione della fotografia e più in generale dell’immagine.
È più che mai fondamentale mettere e mettersi in discussione, e la mostra “L’Italia è un desiderio” lo fa attraverso una serie di ‘scintille’ disposte lungo il percorso.
Fondamentale è lasciarsi animare una continua tensione fra un passato straordinario ed una storia più recente, segnata da strappi, accelerazioni selvagge ed interventi aggressivi, dettati dallo sviluppo economico e dalla globalizzazione.