Che cosa hanno rappresentato la Moda e il Design durante gli anni 50’ in Italia?
Lo scopriamo oggi attraverso la mostra ora visitabile presso il Palazzo Attems Petzenstein di Gorizia.
Ci spostiamo questo mercoledì in Friuli Venezia Giulia, per l’esposizione ideata e promossa da ERPAC FVG e dal Museo della Moda e delle Arti applicate di Gorizia.
Gli anni 50’ italiani riletti da Carla Cerutti, Enrico Minio Capucci e Raffaella Sgubin.
Sono questi i nomi dei tre curatori – accompagnati da nutrito gruppo di importanti specialisti – che hanno costruito il percorso di “ITALIA CINQUANTA. Moda e design. Nascita di uno stile”.
Fulcro della narrazione sono gli ambiti della moda e del design, che comprende a sua volta la tradizione delle arti applicate, punto di forza della produzione italiana, più artigianale in epoche passate.
Non manca infine un terzo “fattore” più latente: il cinema, che di quell’Italian Style fu un potentissimo mezzo di amplificazione planetaria.
L’arco temporale preso in esame è idealmente quello che intercorre tra le elezioni del 18 aprile 1948 e le Olimpiadi di Roma del 1960.
È il periodo della rinascita economica e culturale.
La grande fecondità, artistica e artigianale produce effetti strabilianti sul paese e comincia ad echeggiare anche all’estero.
Ci troviamo nel momento aurorale del design italiano, momento che tutt’ora celebre come nascita del “Made in Italy”.
Il mito dell’Italian Style prende corpo 70 anni fa.
Negli anni ’50, l’Italia – reduce dalle ferite della guerra – sceglie di aggredire il futuro.
Il cosiddetto “Miracolo italiano” racchiude tante grandezze come tante fragilità.
Nel suo complesso però si qualifica progressivamente sino ad imporsi come il plus del nostro Paese nei settori più diversi.
“ITALIA CINQUANTA. Moda e design. Nascita di uno stile” ce lo racconta attraverso il suo percorso espositivo.
La sezione dedicata al design e alle arti applicate spazia dai mobili alle lampade, dalle ceramiche ai vetri, dai metalli alle stoffe d’arredamento, ai tappeti e agli arazzi.
Troviamo:
- i mobili disegnati da Franco Albini, Gio Ponti, Osvaldo Borsani, Gastone Rinaldi, Carlo Mollino, Ico Parisi, Marco Zanuso, Vico Magistretti, Luigi Caccia Dominioni, realizzati da Poggi, Cassina, Fornasetti, Arflex, Azucena, Tecno, Fontana Arte, Rima;
- le lampade all’avanguardia di Gino Sarfatti, Angelo Lelii, Max Ingrand e dei fratelli Castiglioni;
- le ceramiche affidate alla produzione industriale da Guido Andloviz, Antonia Campi, Giovanni Gariboldi, Piero Fornasetti, Ettore Sottsass;
- le lampade più “di nicchia” create da Guido Gambone, Guerrino Tramonti, Salvatore Meli, Pietro Melandri, Alessio Tasca, Clara Garesio, la San Polo o, ancora, quelle “d’autore” di Lucio Fontana, Fausto Melotti e Leoncillo Leonardi.
Mobili e lampade ma anche produzione muranese, stoffe, tappeti e arazzi.
La ricchissima e straordinaria produzione muranese viene esemplificata attraverso il meglio della Venini & C. (Fulvio Bianconi e Paolo Venini), di Aureliano Toso (Dino Martens), di Barovier & Toso (Ercole Barovier), e di Archimede Seguso, oltre ai vetri sommersi di Flavio Poli per Seguso Vetri d’Arte e le preziose reazioni policrome di Giulio Radi.
Completano il quadro innovativo dell’arredamento preziosi smalti di Paolo De Poli e dello Studio Del Campo, argenti di Lino Sabattini, Eros Genazzi e la nuova produzione industriale in acciaio di Sambonet e di Alessi.
Non mancano infine stoffe, tappeti e arazzi: dalla rutilante fantasia di Piero Fornasetti ai bozzetti, ai tessuti e agli arazzi di Oscar e Fausto Saccorotti, Enrico Paulucci ed Emanuele Rambaldi per MITA, i cotoni stampati di JSA e della MTS, i tappeti “d’autore” del laboratorio di Renata Bonfanti.
Contribuiscono a ricreare l’atmosfera degli anni del boom alcuni esempi iconici di design industriale.
Possiamo ammirare un televisore orientabile Phonola 17/18 del 1956, l’orologio meccanico Cifra 5 di Solari e inoltre la macchina da scrivere Olivetti Lettera 22 del 1950 e la macchina da cucire Necchi Mirella del 1957, entrambe disegnate da Marcello Nizzoli e premiate con il Compasso d’Oro, il più autorevole premio mondiale di design, istituito nel 1954.
La mostra è visitabile fino al 27 agosto 2023.
Concludiamo con il settore moda.
Al 1951 si fa risalire proprio la nascita ufficiale della moda italiana, grazie all’iniziativa illuminata di Giovan Battista Giorgini.
Questo imprenditore ha l’intuizione di riunire a Firenze i più importanti talenti creativi del momento.
Vengono selezionati coloro che scelgono di non ispirarsi alle tendenze provenienti da Parigi, considerata dal Settecento patria della moda.
Comincia la favolosa stagione della Sala Bianca di Palazzo Pitti, scenografia d’eccezione di sfilate che radunavano i compratori di tutto il mondo ponendo le basi del fenomeno dell’Italian Fashion.
In mostra è esposta una selezione dei più significativi modelli del periodo, abiti e accessori, tra i quali creazioni di Emilio Pucci, Emilio Schuberth, Roberto Capucci, Simonetta, Alberto Fabiani, Sorelle Fontana, Jole Veneziani, Gattinoni, Biki, Curiel, Marucelli, Gucci e Salvatore Ferragamo.
Sono queste realtà a contare come clientela le stelle del cinema hollywoodiano come Ava Gardner, Marilyn Monroe, Elizabeth Taylor, Esther Williams, oltre alle dive “nostrane” come Sophia Loren, Gina Lollobrigida ed Elsa Martinelli.
Al termine del decennio apre il suo atelier Valentino, che impronta da allora il suo stile nei decenni successivi.
Tutto questo e molto altro ancora a “ITALIA CINQUANTA. Moda e design. Nascita di uno stile”. Imperdibile!