Oggi varchiamo il confine italiano alla scoperta dell’opera di Léon Spilliaert.
Vediamo insieme cosa include e cosa rappresenta questa retrospettiva sull’opera del pittore belga.
La mostra “Avec la mer du Nord…” della Fondaction de l’Hermitage è stata inaugurata lo scorso 27 gennaio e rimane aperta fino a fine marzo.

Si tratta della prima retrospettiva svizzera su Léon Spilliaert.
Per questo motivo l’esposizione è così importante.
Non solo, Léon Spilliaert (Ostenda 1881-Bruxelles 1946) è stato l’artista belga più rappresentativo di inizio Novecento.
La Fondacion de l’Hermitage di Losanna gli dedica con “Avec la mer du Nord…” ampio spazio, così che sempre più persone possano avvicinarsi all’opera di questo maestro.
In questa prima metà del 2023 si concentra su un autore denso e ricco di spunti, che ha fatto uso della pittura come mezzo espressivo ma che ha saputo farsi influenzare da tantissimi campi del mondo creativo.

Léon Spilliaert è stato uno dei tanti artisti autodidatti.
Si è formato a contatto con la letteratura del suo tempo.
Da essa ha ricavato aspetti ed emozioni, ha trascritto per immagini le sensazioni ricavate dai testi di inizio XX secolo.
Léon Spilliaert è da subito convinto del suo destino di artista eletto e cerca di sfruttare al massimo le sue capacità.
È un autore capace di produrre opere di profonda originalità.
Sono tanti gli aspetti artistici che si vanno a intrecciare nella sua opera, prodotta quasi esclusivamente su carta.
Ritroviamo interrogativi metafisici e cultura fiamminga, legami con il simbolismo e l’espressionismo contemporanei.
Mescolando la pittura a tecniche grafiche, Spilliaert sembra annunciare, nei suoi paesaggi più radicali, semplificati all’estremo, astrazione geometrica e minimalismo.

“Avec la mer du Nord…” è suddivisa tematicamente e cronologicamente.
Il percorso espositivo riunisce un centinaio di opere provenienti dai principali musei europei.
Attraverso questa ampia selezione di opere è stato possibile coprire l’intera e originale carriera del pittore.
Fin da piccolo riempie i suoi quaderni scolastici di strani disegni.
Questa passione si tramuta poi in un vero e proprio amore per la pittura e per l’atto di dipingere.
Léon Spilliaert usa inchiostri, pastelli, matite e pennelli e lo fa – come detto poco sopra – principalmente su carta.
Già nei suoi primi disegni emerge la volontà e la capacità di reinventare il mondo che lo circonda.
È fortemente sensibile agli effetti di luce, gli stessi effetti che trascrive nei suoi celebri paesaggi marini.

Emerge l’importanza della luce.
Fino alla Prima guerra mondiale i suoi paesaggi sono di una sobrietà al limite dell’astrazione.
In questi dipinti troviamo proprio la dominanza di una luce opaca e malinconica.
Ma così come i paesaggi, anche le figure umane emanano questa luce.
I rari personaggi che popolano queste coste desolate, per lo più donne, trasmettono un profondo senso di isolamento.
Un esempio può essere l’opera “Donna a bordo dell’acqua”, opera del 1910.
Una volta superato il primo conflitto mondiale, intorno agli anni 20, Spilliaert passa invece ad un uso intenso dell’acquerello e della tempera.
Stiamo parlando di paesaggi marini sgargianti e lirici, come “Marina Blu. Gouache” del 1922 e “Marina blu e gialla”, acquarello su carta realizzato nel 1934.
Poi, nel lasso di tempo che intercorre prima della Seconda Guerra Mondiale, torna a rappresentare gli alberi – soggetto giovanile che tanto aveva trattato.

Léon Spilliaert è di un carattere introverso e sognatore.
L’autore ha modo di dare spazio a questo suo genio creativo fin da bambino.
Riempie i suoi quaderni di scuola di strani disegni, tinge il suo universo di inquietanti stranezze.
Gli è possibile tutto questo anche grazie all’appoggio della benestante famiglia.
Vivono ad Ostenda, città portuale diventata a metà del XIX secolo una località balneare molto alla moda.
Non solo, il padre lavora come profumiere fornitore alla corte del re Leopoldo II.
Spilliaert è immerso e irradiato da forti stimoli.
Mentre frequenta l’Accademia di Bruges si dedica alla lettura e si avvicina ad autori come Maurice Maeterlinck, Émile Verhaeren, Arthur Schopenhauer e Friedrich Nietzsche.
Per quanto riguarda la pittura invece osserva opere di James Ensor, Edvard Munch, Odilon Redon, i Nabis o anche Fernand Khnopff.

Non solo paesaggi.
Tra il cielo, il mare e i profili generati da una luce soffusa, emerge qualche raro personaggio.
Lungo queste coste malinconiche troviamo a volte delle presenze umane, per lo più donne, come la moglie di un pescatore che attende il ritorno delle navi.
Le rappresentazioni umane culminano con gli autoritratti particolarmente suggestivi.
Spilliaert mette in discussione il suo status di artista tanto quanto il limite tra riflessione e realtà.
Camere da letto, angoli di salotti o tetti di vetro diventano luoghi deserti colmi di una presenza immateriale.
Le stesse sensazioni emergono dalle sue nature morte, dove oggetti come bottiglie sostituiscono i volti.

La mostra chiude domenica 29 marzo 2023.
Speriamo possiate andare a visitare la mostra, alla scoperta di un autore raro ma magico come Léon Spilliaert.
Nel frattempo vi diamo appuntamento al prossimo mercoledì.