Siamo stati a Forlì a vedere la mostra molto acclamata “L’arte della moda”.

Oggi ne parliamo per andare a scoprire “L’età dei sogni e delle rivoluzioni”, un viaggio che attraversa la storia moderna dal 1789 al 1968.

Dalle creazioni su tela a quelle, ovviamente, su stoffa: ai Musei di San Domenico si racconta la moda con forma d’arte.

Grandi opere di moda dialogano con le opere esposte a parete
Grandi opere di moda dialogano con le opere esposte a parete

“La moda dipinta, ritratta, scolpita, realizzata dai grandi artisti.”

“L’abito che modella, nasconde, dissimula o promette il corpo.

L’abito come segno di potere, di ricchezza, di riconoscimento, di protesta.

Cifra distintiva di uno stato sociale o identificativa di una generazione.

La moda come oggetto e comportamento.

L’arte come specchio, racconto e sentimento del tempo.

La relazione tra arte e moda è antica e profonda.”

Comincia con queste parole il percorso della mostra.

Il legame tra abito e ruolo sociale è proprio di tutte le civiltà organizzate.

L’avvio della stessa modernità inizia con il cambiamento costante della moda, l’effetto di un lungo processo storico.

Tre capi firmati da Fortunato Depero (il panciotto di Marinetti, un basco futurista e il panciotto di Tina Sturmia)
Tre capi firmati da Fortunato Depero (il panciotto di Marinetti, un basco futurista e il panciotto di Tina Sturmia)

“Moda e modernità hanno la stessa radice.”

Hanno tantissime cose in comune.

Sono alla ricerca di un modus, di una misura.

“L’essenza della modernità è la ricerca di sé, la sua misura assente e fuggitiva, la sua tensione costante verso il nuovo, il costantemente nuovo come valore in sé.”

Tra i fini ultimi c’è quello di mostrare i segni della ricchezza e del potere.

L’importante è collocarsi al centro del potere e della sua comunicazione, al centro della società e dei suoi segni simbolici – proprio come fa la moda.

Tutto si muove in equilibrio tra innovazione e imitazione, orientamento al nuovo, immediata comunicabilità.

Nel rinnovarsi si comunica, nel farlo si consuma.

Qui vediamo una stanza dedicata alla pellicola de "Il Gattopardo"
Qui vediamo una stanza dedicata alla pellicola de “Il Gattopardo”

La fascia di tempo presa in esame è particolarmente significativa.

Si parte dal Settecento, quando la moda diventa moderna e diffusa tra classi sociali diverse.

La moda diventa oggetto di consumo sempre più diffuso.

Nascono i negozi, poi i grandi magazzini e con essi tutto il sistema di produzione.

Nasce l’esigenza della rappresentazione e di comunicazione dell’abbigliamento.

Trasgressione e omologazione, rottura e consenso, natura e artificio: arte e moda si muovono lungo questi territori.

La moda è rappresentata sia negli abiti che nelle stesse opere d'arte esposte
La moda è rappresentata sia negli abiti che nelle stesse opere d’arte esposte

Dalla fine dell’Ottocento e per tutto il Novecento il rapporto tra arte e moda si fa più intenso.

Abbiamo artisti che disegnano abiti, che creano la comunicazione della moda.

Poi ci sono stilisti che collezionano opere d’arte e ne fanno oggetto di ispirazione o il simbolo della propria contemporaneità.

È qui che la moda stessa diventa un’arte.

Diventa sguardo sulle cose del mondo come la filosofia, la letteratura, il cinema, e a ispirarsi all’arte stessa.

La prima sezione della mostra prende il titolo “DALL’ANCIEN RÉGIME ALLE RIVOLUZIONI” e inizia con una frase particolarmente significativa.

L’homme ne peut laisser à son corps la forme que lui a donné la nature“, dichiarato nel 1776 dallo scrittore Jean-Nicolas Démeunier.

Tradotto: “L’uomo non può lasciare al suo corpo la forma che gli ha dato la natura”.

Il mondo aristocratico del Settecento, fatuo ed esclusivo, governato dallo sfarzo e dalla ricerca del piacere, trova per esempio nella moda una forma congeniale di autorappresentazione.

Nella sezione “IL DIRETTORIO E L’IMPERO” si ricorda invece la Rivoluzione Francese, durante la quale il corpo e l’abito assumono precisi significati sociali, culturali, ideologici in un tumultuoso processo per libertà e uguaglianza.

Qui vediamo un Levi's 501 in edizione limitata firmato da Damien Hirst
Qui vediamo un Levi’s 501 in edizione limitata firmato da Damien Hirst

I capi sono sempre accompagnati da grandi opere d’arte.

Il percorso continua con l’era del Romanticismo, dell’Unità d’Italia, la Borghesia di fine ‘800, la Belle Époque e le Avanguardie del Novecento.

Si perde il centro delle cose negli anni Venti.

Nel 1929 c’è il crollo a New York della borsa di Wall Street e la crisi cambia drasticamente lo stile di vita della società.

Tutto crolla, soprattutto in Europa in cui la situazione è più drammatica, e anche nella moda emergono l’avanzata del design e della comunicazione di massa.

Tante case di moda sono al tramonto, come la Maison Worth, mentre altre si lanciano sul mercato o continuano ad avere successo – come Coco Chanel.

Sono le dive di Hollywood, a incarnare questo nuovo ideale di bellezza femminile sono.

Nelle ultime sezioni ci si muove “VERSO IL MADE IN ITALY”, ricordando per esempio la nascita nel 1932 nasce a Torino l’Ente Autonomo per la Mostra Permanente Nazionale della Moda.

Un artista come Giorgio de Chirico per esempio, negli anni ’30, si dedica anche a opere che gli vengono commissionate da importanti aziende a scopo pubblicitario o per copertine di riviste quali Vogue e Harper’s Bazar.

Ecco Lucio Fontana ricordato nell'opera "Concetto spaziale. Attese" del 1959 e nella stola Taglio Fontana di Mila Schön
Ecco Lucio Fontana ricordato nell’opera “Concetto spaziale. Attese” del 1959 e nella stola Taglio Fontana di Mila Schön

Si conclude con le “POETICHE DEL PRESENTE, DALL’INFORMALE AL CITAZIONISMO”.

Negli anni Sessanta del ‘900 l’atelier è luogo di produzione culturale, diventa testimone di atmosfere scandite dalla complicità fra creatori di moda e artisti.

In alcuni casi strutture e materiali fanno eco alle opere d’arte.

Si entra nella stagione nella quale il progetto di “moda” si manifesta come una disciplina rigorosa, e non come una frivola espressione dell’estro del creatore assoluto.

Artista e sarto costruiscono un dialogo tutto nuovo.

La moda è questo e molto altro a Forlì!