Amanti dell’arte e del design, segnatevi questa data: il 19 febbraio 2021, su Rai 5, in occasione della programmazione di Art Night, alle ore 21, verrà trasmesso il documentario Keith Haring: street art boy.
Finalmente un po’ di spazio culturale che parla di graffiti e di arte “pubblica”.
Keith Haring: street art boy su Art Night
Sentii parlare di questo documentario un po’ di tempo fa. Credo sia uscito in America questa estate. Lo segnalo perché si tratta di una delle migliori ricostruzioni del proposito artistico di Haring, attraverso proprio le sue parole.
Se oggi abbiamo fenomeni come Banksy, idolatrati in ogni angolo del globo, dobbiamo pensare che l’arte irriverente e democratica che nasce nella New York degli anni Ottanta ne è il prologo.
Praticamente dalle sue stesse parole, come fosse un filo tessuto con cura, si sviscerano gli impulsi che hanno visto muovere i primi passi verso l’arte urbana e le sue evoluzioni.
Io non vedo l’ora di vederlo. Immagino ci saranno riferimenti anche a Warhol, alla pop art, alla grandissima rivoluzione artistica degli anni ottanta e novanta che ha reso l’arte un patrimonio accessibile a tutti.
La rivoluzione dell’arte nel documentario Keith Haring: street art boy
Art Night è una rassegna di Rai 5 che ha portato una ventata di originalità e raffinatezza nel palinsesto della televisione pubblica, anche se non quella più seguita.
Rai 5 presenta il progetto in questo modo:
“Un viaggio dedicato all’arte in tutte le sue declinazioni, dalla pittura alla scultura, dalla fotografia all’architettura, all’arte contemporanea, realizzato con una narrazione raffinata, riprese di alta qualità e la voce diretta di artisti ed esperti italiani e internazionali”.
Mi fa molto piacere che si analizzi, attraverso contenuti così profondi e di qualità, uno dei momenti cruciali dell’evoluzione artistica a cavallo tra i due secoli, ventesimo e ventunesimo.
L’arte esce dalle gallerie e dai musei, diventa patrimonio di tutti. Si estende in luoghi mai associati alle performance artistiche, come metropolitane e luoghi degradati.
Questa grandissima e irresistibile energia creativa si traduce in simboli e in grafie ricorrenti, dando vita ad un movimento che stiamo contemplando tutt’ora.
Complice un codice riconoscibile e accessibile a tutti; icone che lo hanno contraddistinto e identificato da subito; colori brillanti e simboli senza tempo come i suoi “radiant child“, Haring è riuscito a rendere eterno il suo linguaggio.
Keith Haring e il design: i suoi oggetti in vendita al Pop Shop di Soho
Ho pensato di proporre il documentario Keith Haring: street art boy come argomento per un magazine di design perché si tratta sicuramente di un artista con occhio molto attento in merito.
Nel 1986, Haring apre il Pop Shop, nel 1986 a New York e a Tokyo. Si trattava di una piena estensione del suo lavoro, in formato “domestico”, affinché più persone possibili possano godere della sua arte.
Ancora oggi, sono tanti gli oggetti che ci circondano che riportano le sue opere, o comunque citazioni dei suoi colori e le sue icone.
Un esempio di fruizione artistica libera, evoluta, unica e senza pari.