Sono gli ultimi giorni per andare a visitare il Festival di Fotografia Europea 2023 a Reggio Emilia.
Noi ci siamo stati e oggi vi lasciamo oggi un riassunto e un commento di quello che abbiamo incontrato.
Il titolo completo è “Europe matters – visioni di un’identità inquieta”, un riassunto efficace di quello che si può vedere in mostra e non solo.

Reggio Emilia investe da ormai vent’anni sulla fotografia e il suo Festival.
Ce lo ricorda L’Assessore alla Cultura e Paesaggio della Regione Emilia-Romagna Mauro Felicori.
Siamo alla XVIII edizione e si procede in modo continuativo con intelligenza e creatività.
Cresce ogni anno il lavoro fatto sulla propria identità e sulla dimensione europea, tema centrale di quest’anno.
Il comitato scientifico di prestigio – composto da Tim Clark, Walter Guadagnini e Luce Lebart – ha scelto di spingere ognuno di noi a confrontarsi come comunità.
Sono numerosi e complessi gli aspetti che la compongono e come parte di essa dobbiamo saperci muovere all’interno del meccanismo, o almeno provare a farlo.

Mai come nel tempo presente l’Europa è scossa sino alle radici dalla guerra in Ucraina, dall’attualità drammatica che ci mostra il Mediterraneo, da un dibattito interno all’UE, e ai singoli Paesi che la compongono, contraddistinto da divisioni, lacerazioni, visioni politiche differenti che in taluni casi si scontrano in modo aperto.
Ce lo ricorda anche il Sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi.
L’arte può aiutarci a conoscere aspetti inediti di tante realtà europee non raccontate dai media mainstream, a riflettere singolarmente e come comunità.

La fotografia anima strade e piazze.
Lo fa in Europa e lo fa, nel suo piccolo, a Reggio Emilia.
Le mostre fanno interrogare su quale idea d’Europa immaginiamo per il futuro, non dimenticandoci che cosa ha rappresentato in passato, all’uscita per esempio dalla Seconda Guerra Mondiale.
Annalisa Rabitti – Assessora alla Cultura, Marketing territoriale e Turismo – riassume perfettamente l’esperienza del visitatore che descrive come “viaggio solitario, lento, senza meta”.
Anche noi facciamo questo viaggio “in treno o in autostop, concedendosi il tempo di conoscere gente, di sbagliare strada, di fermarsi, di cambiare itinerario”.
A Fotografia Europea 2023 troviamo un’Europa inquieta, fatta di comunità, di persone, di confini, di piccole battaglie e molto spesso di sconfitte più che di vittorie, fatta di solidarietà ed indifferenza, di inclusione ed esclusione, di identità diverse e non di una sola.

Fotografia Europea 2023 si disloca tra luoghi pubblici e privati di Reggio Emilia.
Ai Chiostri di San Pietro troviamo Monica De Miranda, Jean-Marc Caimi & Valentina Piccinni, Simon Roberts, The Archive of Public Protests, Alessia Rollo, Samuel Gratacap, Yelena Yemchuk, Geoffroy Mathieu, Cédrine Scheidig.
Si attraversano poi le sale contenenti le immagini di “Sabine Weiss” raccolte nel percorso di “Una vita da Fotografa”.
Ai Chiostri di San Domenico troviamo i poetici lavori di Myriam Meloni “Nelle giornate chiare si vede Europa”, Mattia Balsamini “Protege Noctem – If darkness disappeared” e Camilla De Maffei “Grande Padre”.
Presso lo Spazio Guerra abbiamo visitato “You Turned the tables on me” con le foto a tema musicale di Roberto Masotti, fotografo di origine ravennate.

Al Palazzo dei Musei possiamo godere di preziosissime foto d’archivio raccolte in “Un piede nell’Eden. Luigi Ghirri e altri sguardi. Giardini in Europa e l’architettura degli alberi”.
Il percorso continua al piano superiore con la “Giovane Fotografia Italiana #10” dal tema “Appartenenza/Belonging”.
Tra i sette progetti finalisti – Eleonora Agostini “A Study on Waitressing”; Andrea Camiolo “The Manhattan Project”, Sofiya Chotyrbok “Home Before Dark”, Davide Degano “Romanzo Meticcio”, Carlo Lombardi “La Carne dell’Orso”, Eleonora Paciullo “Teofanie” – è compresa anche la serie di Elena Mingione, vincitrice del Premio Luigi Ghirri 2023 con la serie di “The Fall”.

Fotografia Europea 2023 ci conclude domenica 11 giugno.
Possiamo affermare che esiste un’identità comune?
In che misura mito e memoria modellano o consolidano il nostro senso di appartenenza collettiva?
E in che modo la fotografia contemporanea contribuisce a dare una risposta alle sfide e alle situazioni che vivono i cittadini europei?

In un festival come Fotografia Europea 2023, la fotografia si innesta con altre forme d’arte e di espressione, tra video-performance-scultura-suono e molto altro ancora.
‘Fotografia’ è strumento puramente estetico e/o puramente politico.
Fotografia è comunicare, è testimoniare presenze e assenze, è rappresentare e rappresentarsi.
É realtà e finzione, come da definizione.
E partendo da questi presupposti, “Europe matters – visioni di un’identità inquieta” è il titolo perfetto per rappresentare l’Europa di oggi.
Come sempre accade, viviamo tempi contraddittori e sconcertanti.
Le alternative che ci propongono gli artisti nelle varie mostre sono brillanti e mai scontate.
Vi consigliamo una visita o per lo meno di approfondire i progetti che trovate esposti!
