Una mostra racconta il magico duo artistico di Christo e Jeanne-Claude.
Il Castello di Mirandolo, a pochi chilometri da Torino, ospita l’esposizione “Projects”, una mostra nuova sulla coppia che ha rivoluzionato il concetto di opera d’arte e il suo processo di realizzazione.
“Christo e Jeanne-Claude. Projects” è curata da Francesco Poli, Paolo Repetto e Roberto Galimberti, e con il coordinamento generale di Paola Eynard.

“Projects” raccoglie disegni, collages, fotografie e video di Christo e Jeanne-Claude.
Sono tanti i materiali inerenti alle opere più famose della coppia.
Non solo, sono presenti opere di alcuni artisti del Nouveau Réalisme e della Land Art che hanno influenzato la loro produzione artistica e il loro pensiero.
Sono circa sessanta le opere accompagnate da un’ampia sezione fotografica e dalla proiezione dei video che documentano la realizzazione delle monumentali installazioni artistiche.
Ognuna di queste raccoglie una storia speciale.
Si perché, le opere del duo Christo e Jeanne-Claude sono tanto inedite, quanto ardite e monumentali.
È sempre stato difficile per il pubblico e la critica comprenderle a fondo.
L’approvazione e l’accettazione non hanno mai fatto parte del processo artistico dei due, o almeno non nel primo periodo di produzione.
Un esempio eclatante lo è l’opera “Wrapped Trees”: pensata nel 1966 e riadattata nel 1969, l’opera non è mai riuscita a vedere la luce fino al 1988.
Dopo 32 anni di sforzi e attese, “Wrapped Trees” ha preso luogo nel parco intorno alla Fondation Beyeler e 23 chilometri di corda e con 55mila metri quadrati di tessuto in poliestere intrecciato hanno avvolto ben 178 alberi.
Sono passati poco più di due anni dalla scomparsa di Christo Vladimirov Javacheff.
L’artista si è spento il 31 maggio 2020.
Christo ha così raggiunto la moglie Jeanne-Claude Denat de Guillebon, scomparsa invece nel 2009.
I due hanno segnato la storia e sono nominati in ogni volume di storia dell’arte che si rispetti.
Ancora una volta parliamo degli anni d’oro: del periodo che sta a cavallo tra gli anni 60, 70 e 80 del ‘900.
La potenza innovativa di Christo e Jeanne-Claude sta però in una scelta specifica fatta da questo due artistico.
A differenza degli esponenti della Land Art americana, che hanno privilegiato lontani territori desertici incontaminati e difficilmente raggiungibili, Christo e Jeanne-Claude hanno sempre voluto realizzare le loro opere in luoghi facilmente accessibili.
È la presenza umana, il suo rapporto con la comunità, il contesto e l’interazione che questi elementi hanno fra di loro a supportare la creazione dei progetti.
C’è una tecnica che contraddistingue il duo ed è la scelta di impacchettare i propri soggetti.
I primi due edifici ad essere coinvolti sono entrambi musei, la Kunsthalle di Berna e del Museum of Contemporary Art di Chicago, e sono stati impacchettati proprio nel 1968.
A proposito invece di documenta – evento cardine per gli addetti al settore dell’arte, di cui abbiamo parlato qualche settimana fa – sempre nel 1968 Christo e Jeanne-Claude realizzano “5.600 Cubicmeter Package”.
Per la quarta edizione della quinquennale esposizione internazionale di Kassel, il duo realizza davanti al palazzo del Friedericianum una gigantesca scultura gonfiabile alta circa 85 metri.

Christo e Jeanne-Claude hanno saputo unire e stupire il mondo.
Un altro esempio di grande maestria è “The Umbrellas” del 1991.
L’opera ha messo in comunicazione Giappone e Stati Uniti grazie all’apertura simultanea di 3100 ombrelli alti 6 metri e con un diametro di circa 8,5 metri.
Nelle valli interne i Ibaraki e della California, lunghe rispettivamente 19 e 29 chilometri, è stata messa in scena una vera e propria indagine sociale.
Christo e Jeanne-Claude hanno voluto studiare a modo loro le somiglianze e le differenze nei modi di vivere e nell’uso dello spazio.
Sono tante le aree prese in studio dal duo, da ampie aree naturali – come nel caso delle 11 isole della Biscayne Bay per l’opera “Sorrounded Islands” del 1983 – a edifici storici – come “The Pont Neuf Wrapped”, il più antico e ‘trasformista’ ponte di Parigi del 1985.

La mostra “Projects” è suddivisa da sezioni e l’inedita installazione sonora.
La prima sezione dell’esposizione prende il nome di ‘Nouveau Réalisme’ ed è proprio dedicata all’ importante movimento parigino del decennio che va tra il 1960 e il 1970.
Qui si incontrano l’opera di maestri come Man Ray, César, Klein, Spoerri, Mimmo Rotella, Pierre Fernandez Arman e Raysse.
La seconda sezione è invece dedicata al movimento della Land Art e al rapporto complesso che Christo e Jeanne-Claude avevamo con questo filone artistico e la sua definizione.
Vengono qui citati altrettanti grandi artisti come Richard Long, Giuseppe Penone, Ólafur Elíasson, Robert Smithson e James Turrell – solo per citarne alcuni.
Infine “Christo e Jeanne-Claude. Projects” è accompagnata da un’inedita installazione sonora a cura del progetto ‘Avant-dernière pensée’, che si sviluppa lungo il percorso espositivo.

La mostra chiuderà domenica 16 aprile 2023.
Se volete scoprire la magnifica storia “Christo e Jeanne-Claude”, non vi resta che andare a visitare la mostra “Projects” al Castello di Mirandolo.