I giardini Majorelle, nel cuore della colorata Marrakech, sono considerati tra i più belli al mondo.
Sarà per il caratteristico “blu” talmente speciale da trasformarsi in una tonalità, Blue Majorelle o per l’atmosfera, romantica e sognatrice, creata negli anni dai suoi proprietari, il pittore francese Jacques Majorellee il famoso stilista Yves Saint Laurent.
Si, perché la storia di questo pezzo di paradiso è davvero particolare.
Sono nati ufficialmente nel 1924 come rifugio personale del pittore Jacques Majorelle, da cui prendono il nome.
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Dovevano rappresentare un oasi di pace in cui l’artista potesse sentirsi libero di dipingere ed ispirarsi, assaporando il silenzio e guardando la natura capace di convivere perfettamente con l’architettura islamica.
“Questo giardino è un compito epocale, al quale mi dedico interamente. Mi ci vorranno gli ultimi anni e cadrò, esausto, sotto i suoi rami, dopo avergli dato tutto il mio amore.” racconta il pittore.
Alla sua morte, il giardino venne totalmente abbandonato e nessuno si interessò delle sue sorti fino a che nel 1980 lo stilista di origine algerine Yves Saint Laurente il compagno acquistarono la struttura e i suoi meravigliosi giardini, restaurandoli e trasformandoli nella loro abitazione, Villa Oasis.
“Per molti anni ho trovato nel giardino Majorelle una fonte inesauribile di ispirazione e ho spesso sognato i suoi colori unici“.
Yves Saint Laurent
I giardini, che si estendono per 9.000 mq, sono stati progettati per essere un opera pittorica naturale.
Ogni giorno la loro manutenzione è nelle mani di un team di 20 giardinieri professionisti che si prendono cura di ogni dettaglio, dalle piante agli specchi d’acqua.
La passione di Majorelle per la botanica lo portò a selezionare con cura ogni pianta armonizzando dimensioni, ombre e colori.
Ad oggi, al suo interno, si possono contare circa 300 varietà, tra Cactus, Palme, Bambù e piante acquatiche provenienti da 5 continenti.
Saint Laurent ne aggiunse moltissime nel corso degli anni, sopratutto specie esotiche, cercando sempre di attenersi allo spirito del pittore, appassionato di piante rare.
Ciò che colpisce immediatamente sono i colori, in assoluto contrasto con la calma che trasmette il luogo.
La villa centrale, in stile moresco, è stata dipinta completamente di un blu acceso, come la cinta del giardino.
La composizione del parco rispetta anche i dettami del Corano per la progettazione di un giardino islamico: racchiuso da mura e con la presenza dell’acqua nella parte interna centrale.
Lo stile è un mix ben riuscito di architettura marocchina e dettagli liberty.
L’ingresso alla proprietà, arricchito da una fontana centrale, è stato volutamente mantenuto “misterioso” dall’architetto americano Bill Willis.
L’idea era quella di entrare in un luogo magico che riuscisse a svelarsi poco a poco.
Vialetti, rigoli d’acqua e confortevoli zone relax impreziosiscono lo spazio, suddividendolo in zone.
Nella parte più assolata è stata posizionata una collezione di palme e oltre trenta famiglie di cactus, alcune delle quali dalle dimensioni incredibili.
Accanto, vi è un lungo specchio d’acqua che culmina in una fontana quadrata, proprio davanti alla residenza, oggi dedicata a museo.
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