Solo un ultimo weekend divide la mostra “Guido Harari. Incontro” dalla chiusura.
Vi consigliamo una visita alla mostra, ora visitabile presso Palazzo dei Diamanti di Ferrara, che raccoglie grandi ritratti di grandi personaggi italiani e internazionali.
Ognuno di essi ha incontrato la fotografia di Guido Harari e si è raccontato di fronte alla sua macchina.
Le sezioni ci vengono raccontate dalle parole dello stesso fotografo, vediamo insieme cosa racconta.
“Non si diventa artisti per produrre arte, ma per intraprendere un viaggio personale.”
È con questa filosofia che Guido Harari si presenta al mondo.
“Ispirato dai grandi fotografi musicali degli anni Cinquanta e Sessanta, si è affermato nei primi anni Settanta come fotografo e giornalista musicale.
Nel tempo si è dedicato al ritratto, al reportage, alla pubblicità e alla moda, collaborando con le maggiori testate italiane e internazionali.
Numerose le copertine di dischi e i reportage di tournée da lui firmati.”
Ha lavorato con artisti come Kate Bush, David Crosby, Dire Straits, Duran Duran, Bob Dylan, Peter Gabriel, B.B. King, Ute Lemper, Paul McCartney, Michael Nyman, Lou Reed, Santana, Simple Minds, Frank Zappa.
“In Italia ha collaborato soprattutto con Claudio Baglioni, Andrea Bocelli, Angelo Branduardi, Vinicio Capossela, Paolo Conte, Pino Daniele, Fabrizio De André, Eugenio Finardi, Ligabue, Mia Martini, Gianna Nannini, Luciano Pavarotti, PFM, Vasco Rossi e la Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Muti.”
La sua mostra “Wall Of Sound” ha viaggiato in Italia e nel mondo.
È stata esposta al Rockheim Museum di Trondheim, in Norvegia, alla Galleria nazionale dell’Umbria, a Perugia, al Museo nazionale Rossini, a Pesaro, e all’ambasciata italiana di Washington DC.
Il percorso è aperto dalla grande esperienza fatta da Guido Harari ai concerti.
La mostra si apre con tantissimi materiali legati all’esperienza che Guido Harari fa come ‘fotografo del rock’.
Biglietti, pass, dischi, concerti, copertine, backstage: ci si addentra nel mondo della musica dal vivo.
La sua passione scoppia negli anni ‘60, poco più che adolescente, in un tempo di innocenza e di promesse.
Si inseguono nuovi sogni e nuove consapevolezze, e lo si fa soprattutto ascoltando il rock.
Questo nuovo “sound” è un suono dell’utopia.
Scoppiano in questo periodo icone di una vita: Beatles, Rolling Stones, Who, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Zappa, Doors.
Guido Harari si avvicina a fotografi che respirano già questo mondo dall’interno e capisce che è pronto a catturare, con sguardo libero ed emozione, nuove memorie visive di quel momento.
Inizia a contribuire alla memoria storica di un’intera epoca con i suoi scatti già dagli anni ‘70 e continua anche nel pieno degli anni ’80.
La musica si fa collante di una fede corale che mette in relazione col mondo intero.
Inizia a lavorare imparando sul campo.
“Sono anni di grandi toumée, di collaborazioni e copertine di dischi.”
Le fotografie di Guido Harari raccontano del palco e del pubblico.
Guido Harari si muove in egual modo ai concerti come in studio.
Già in questo primo periodo, Guido Harari fotografa i concerti come se fosse in studio.
Indaga a fondo i suoi soggetti per coglierne il carattere: seleziona pochi e significativi scatti essenziali.
L’approfondire la fisicità dei suoi soggetti lo porta già verso un racconto più intimo ed esclusivo: quello del ritratto.
È proprio per realizzare dei ritratti che Harari compra dei flash e, seguendo l’esempio di Annie Leibovitz, comincia a portare un set in tournée.
La parte di relazione che interessa di più al fotografo è l’intervista.
Prima ancora del live, lo affascina la dimensione del viaggio, delle lunghe attese in squallidi backstage e delle prove estenuanti – momento in cui il personaggio è ancora una persona.
La tecnica del piccolo studio portatile gli regala una flessibilità unica.
Il salto si ha negli anni ’90, quando da freelance diventa ufficialmente fotografo di agenzia per la Contrasto.
Nel 2000 entrano in gioco il boom del web e delle tv, che presto tolgono fiato alla carta stampata.
La mostra prosegue qui con i primi scatti alle celebrities.
Con queste sue fotografie di ritratto, Harari approda su un nuovo mondo che però non toglie spazio al precedente: continua studiare i suoi soggetti, crea un clima che faccia fuoriuscire la persona dal personaggio.
Fotografare un mondo in cambiamento.
Guido Harari trasporta il modo di fare fotografia su nuovi soggetti, persone che hanno cambiato la storia del mondo e dell’Italia.
Ritrae i grandi della canzone d’autore e del rock made in Italy.
Gli artisti, per esempio, ritratti nelle sue prime sale di posa a Milano, gli lasciano tempi e spazi per elaborare i concept delle copertine dei loro dischi.
Non solo musica: inizia a fotografare fotografi, artisti, esponenti della moda.
E tanti altri ancora, perché il suo viaggio continua anche oggi.
La mostra chiude domenica 1 ottobre 2023.
Non vogliamo svelarvi troppo della mostra.
Vi consigliamo di condividere questo viaggio con l’autore a Ferrara.
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