Si conclude tra poco meno di un mese la mostra “Fattori. L’umanità tradotta in pittura” a Palazzo Fava a Bologna.

Come in un ritorno sui libri di scuola, ripercorriamo l’opera di Giovanni Fattori (Livorno, 1825 – Firenze, 1908) e tutto il contesto artistico e pittorico che gli ruota attorno.

Una veduta della mostra "Fattori. L’umanità tradotta in pittura" a Palazzo Fava
Una veduta della mostra “Fattori. L’umanità tradotta in pittura” a Palazzo Fava

“Fattori. L’umanità tradotta in pittura” racchiude oltre 70 dipinti del maestro.

Quest’ampia serie di opere celebra l’unicità di uno dei pittori più importanti della macchia.

Ritratti, dipinti a tema risorgimentale, la purezza primigenia dei paesaggi della Maremma – dai suoi animali ai suoi butteri: Giovanni Fattori ha saputo svelare la scintilla di eterno che l’umano custodisce in sé.

È “il primo naturalista che abbia dato una singolare fisionomia alla pittura italiana”.

A guidarci in questo percorso sono Claudia Fulgheri, Elisabetta Matteucci e Francesca Panconi, curatrici ma soprattutto studiose e profonde conoscitrici della vasta produzione dell’autore.

La mostra ci fa comprendere a pieno come Giovanni Fattori sia stato eccezionale precursore della modernità del XX secolo.

L’esposizione a Palazzo Fava vuole restituire, attraverso un excursus temporale e tematico nella poderosa produzione dell’autore, il suo sguardo al contempo innamorato e disincantato sull’esistenza, rivelandone l’inconsapevole poesia che, nonostante tutto, essa nasconde.

Il grande maestro livornese non veniva ospitato a Bologna da oltre 50 anni: il Palazzo delle Esposizioni di Genus Bononiae. Musei nella Città, in collaborazione con l’Istituto Matteucci, rinnovano quindi un’imperdibile appuntamento.

Giovanni Fattori possiede e coltiva uno sguardo al contempo innamorato e disincantato sull’esistenza
Giovanni Fattori possiede e coltiva uno sguardo al contempo innamorato e disincantato sull’esistenza

Opere e contesto si intrecciano e confrontano.

Quando parliamo di Giovanni Fattori ci viene inevitabilmente da pensare al movimento dei Macchiaioli.

Chi di noi non ha affrontato questo argomento sui banchi di scuola? I rappresentanti della “macchia” hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia italiana e in tutto il mondo artistico internazionale.

Questo movimento toscano ha visto crescere sempre più l’interesse nei propri confronti.

Importanti rassegne ne hanno raccontato e analizzato gli elementi principali negli anni, anche a Bologna.

Tra gli esponenti però Giovanni Fattori ha saputo distinguersi grazie ad una visione molto moderna.

L’unicità di cui parlavamo poco sopra risiede nella sua capacità di “liberare” l’essenza del transitorio.

Fissa questo concetto, l’immutabilità del sentimento umano, l’eternità dietro la contingenza, nei diversi generi pittorici coi quali egli si è confrontato.

Particolarmente simboliche sono alcune parole tratte da uno scritto di Telemaco Signorini, uno dei protagonisti della rivoluzione pittorica macchiaiola.

“Perché si premia il quadro del sig. Fattori, si grida da ogni parte, se non ha soggetto che interessi? […] Il sig. Fattori non ha realizzato una forma in questo suo quadro, egli ha realizzato un sentimento”.

Signorini difende dalle pagine del Gazzettino il premio assegnato nel 1866 dalla Società d’Incoraggiamento di Firenze alle “Macchiaiole” di Giovanni Fattori, dipinto della piena maturità.

L'esposizione da la possibilità di visitare anche le splendide sale del palazzo storico bolognese
L’esposizione da la possibilità di visitare anche le splendide sale del palazzo storico bolognese

Il filo conduttore in “Fattori. L’umanità tradotta in pittura” è il sentimento.

Non importa se si tratti di ritrattistica o di paesaggi, di quadri di soggetto campestre o di grandi tele risorgimentali.

L’umanità più vera e le più profonde emozioni sono dipinte con peculiare maestria dal maestro livornese.

Il sentimento è l’elemento fondamentale della pittura fattoriana.

Le curatrici hanno sintetizzato il lavoro in 7 nuclei tematici:

  • La macchia: nascita di una nuova arte
  • Il tema militare come documento di storia e vita contemporanea
  • L’altra faccia dell’anima
  • Castiglioncello, “remoto e delizioso sito”
  • L’intima percezione del proprio tempo
  • La luce del vero, elemento vivificante
  • Gli animali, creature amiche, potenti e pacifiche

Nel racconto di questa evoluzione creativa non possono mancare sicuramente grandi opere come “Soldati francesi del ’59”, “Posta militare al campo” o “L’appello dopo la battaglia del 1866”.

Si aggiungono inediti come “In marcia” o “L’accampamento”, dipinto del 1877 c.a. proveniente dal Palazzo della Consulta di Roma – che si offre per la prima volta alla vista del pubblico.

Il percorso – come spiegano le curatrici – si fa largo tra “pietre miliari degne delle più prestigiose collocazioni pubbliche” e opere che restituiscono “un Fattori […] “privato”, meno conosciuto e indagato”.

Fattori G., Soldati francesi del '59, 1859 ca., olio su tavola
Fattori G., Soldati francesi del ’59, 1859 ca., olio su tavola

Meraviglia nella meraviglia.

Inutile dire che la mostra è un’occasione unica per conoscere e visitare anche le stanze di Palazzo Fava.

Le opere di Giovanni Fattori dialogano con gli affreschi dell’edificio storico.

Palazzo Fava è definito da Roberto Longhi un romanzo storico, immaginato sulla grande pittura precedente capace di oltrepassare le secche del manierismo e di comunicare direttamente ad apertura, non di libro, ma di finestra.

Si può quindi passeggiare in questo stupendo edificio risalente all’età medievale, portato alla struttura attuale nel Rinascimento.

In un contesto ricchissimo di storia, tutto da scoprire, si incastona perfettamente l’opera raccontata in “Fattori. L’umanità tradotta in pittura”.

Sia il luogo che l’autore sono frutto di un’evoluzione.

Fattori nello specifico è stato artista e uomo, di talento e sensibile.

Da ogni sua opera traspaiono rispetto e umiltà nei confronti della realtà che si offre allo sguardo, dagli animali al paesaggio e alla figura umana, dai borghesi ai contadini.

Anche nel caso ritragga l’individuo, lascia emergere una profonda analisi psicologica, tradotta in una evidente complessità di sguardi ed espressioni facciali.

Le curatrici Claudia Fulgheri, Elisabetta Matteucci e Francesca Panconi hanno pensato 7 nuclei tematici
Le curatrici Claudia Fulgheri, Elisabetta Matteucci e Francesca Panconi hanno pensato 7 nuclei tematici

La mostra si conclude lunedì 1 maggio 2023.

Vi invitiamo a scoprire e riscoprire “L’umanità tradotta in pittura” di Giovanni Fattori nella sede espositiva bolognese di Palazzo Fava.

Una veduta da Palazzo Fava, definito "finestra" da Roberto Longhi
Una veduta da Palazzo Fava, definito “finestra” da Roberto Longhi