Torniamo a parlare di grandi figure femminili con una fotografa: Dorothea Lange.

Partiamo dalla nuova mostra “Dorothea Lange. L’altra America”, inaugurata lo scorso 27 ottobre al Museo Civico di Bassano del Grappa.

Aveva già avuto grande successo la retrospettiva dedicata a Ruth Orkin, la prima mai realizzata in Italia sulla fotoreporter statunitense.

Continua quindi l’impegno del museo nell’omaggiare un’altra donna il cui “sguardo” ha fatto la storia di questa forma d’arte segnando, di fatto, la nascita della fotografia documentaria.

Dorothea Lange, fotografa della Resettlement Administration, California, 1936 - ritratta da Rondal Partridge
Dorothea Lange, fotografa della Resettlement Administration, California, 1936 – ritratta da Rondal Partridge

La mostra Dorothea Lange. L’altra America è realizzata in collaborazione con CAMERA.

Ha visto il contributo di Centro Italiano per la Fotografia di Torino – CAMERA appunto, mentre il percorso espositivo è nello specifico a cura di Walter Guadagnini e Monica Poggi.

Vede come protagonista proprio l’opera della celeberrima fotografa statunitense.

Dorothea Lange è co-fondatrice nel 1952 di Aperture, la più autorevole rivista fotografica al mondo.

Non solo, è la prima donna fotografa alla quale il MoMa – The Museum of Modern Art di New York – dedica una retrospettiva nel 1965, proprio pochi mesi prima della sua scomparsa.

L’opera di Dorothea Lange non è solo importante a livello storico, ma anche perché è estremamente attuale.

Dorothea Lange, Al via gli aiuti per i sussidi di disoccupazione, San Francisco, California, 1938
Dorothea Lange, Al via gli aiuti per i sussidi di disoccupazione, San Francisco, California, 1938

La mostra comprende una selezione di circa 200 scatti.

Della carriera della fotografa si approfondisce in maniera particolare la produzione degli anni ’30 e ’40.

È proprio in questi anni che Dorothea Lange racconta temi ancora oggi attualissimi quali la crisi climatica, le migrazioni, le discriminazioni.

Tutto è segnato dalla Grande Depressione americana, tema attorno al quale la fotografa ruota attorno con il suo stile particolarissimo e incisivo.

La Grande Depressione segna quegli anni ma soprattutto segna le popolazioni.

Sono proprio le persone, e il loro rapporto con gli spazi, ad interessare Dorothea Lange.

Con il suo linguaggio asciutto e ad un tempo nutrito di colte suggestioni moderniste, ci consegna opere “fuori dal tempo” che sollecitano riflessioni e stimolano il dibattito sul nostro presente.

«La macchina fotografica è uno strumento che insegna alle persone come vedere senza la macchina».

Dorothea Lange, Tempesta di polvere, New Mexico, Primavera 1935
Dorothea Lange, Tempesta di polvere, New Mexico, Primavera 1935

L’opera di Dorothea Lange è conservata da diversi nuclei collezionistici.

L’ampia selezione di opere esposte al Museo Civico di Bassano del Grappa provengono appunto da diversi nuclei collezionistici, tra cui in particolare la Library of Congress di Washington e i National Archives statunitensi.

La mostra permette di ripercorrere il periodo d’oro della carriera della fotografa dagli anni Trenta alla Seconda Guerra Mondiale.

Presenta però anche scatti precedenti e successivi.

Contiamo per esempio la serie, mai esposta prima in Italia, dedicata ai campi di detenzione per i cittadini nippo-americani segregati a seguito dell’attacco a Pearl Harbor del 1941.

Il tutto, nel complesso, da conto della varietà e della profondità della sua ricerca, sempre tesa a restituire un sincero e partecipato ritratto del mondoche la circondava.

Dorothea Lange, Bambini della famiglia Free, Dead Ox Flat, Malheur Country, Oregon, 1939
Dorothea Lange, Bambini della famiglia Free, Dead Ox Flat, Malheur Country, Oregon, 1939

“Photographer of the people”: così Dorothea Lange si presentava nel suo biglietto da visita.

Lei, nata nel New Jersey da una famiglia borghese di origini tedesche, aveva scelto di non fotografare i divi o i grandi protagonisti del suo tempo.

Al contrario, voleva concentrarsi sugli “ultimi” di un’America che stava affondando nella Grande Depressione.

Il suo sguardo coglie questa umanità dimenticata: non è pietistico bensì profondamente “inclusivo”.

Le sue immagini dimostrano comprensione, sensibilità, partecipazione e immensa umanità.

Ciò è unito ad una capacità di lettura del contesto sociale, rafforzata dal rapporto sentimentale e professionale con il marito, l’economista Paul Taylor.

Ripercorriamo velocemente alcuni passaggi biografici.

A nove anni viene colpita dalla poliomielite che la rende claudicante.

Litiga col padre ed assume il cognome materno.

Inizia come studentessa di Clarence White e assistente nello studio di Arnold Ghente, a New York.

Nel 1918 parte per un viaggio in giro per il mondo, che si conclude prematuramente per mancanza di denaro a San Francisco, dove apre un proprio studio.

Dopo avere operato per una decina di anni nel campo della ritrattistica professionale, abbracciando uno stile pittorialista, aderisce nei primi anni Trenta all’estetica della straight photography.

È qui che si fa madrina di una poetica della realtà e testimone della condizione dei più deboli ed emarginati: dai disoccupati e i senzatetto della California fino ai braccianti costretti a migrare di paese in paese alla ricerca di campi ancora coltivabili.

Dorothea Lange, Centro di trasferimento di Manzanar, California, 1942
Dorothea Lange, Centro di trasferimento di Manzanar, California, 1942

La mostra si chiuderà domenica 4 febbraio 2024.

Fulcro – e novità – della mostra sarà uno speciale affondo sulla nascita della celeberrima ed iconica “Migrant Mother”.

Il percorso espositivo è sicuramente di grande fascino, ma anche di forte valenza divulgativa e didattica.

Viene infatti presentata la sequenza dei cinque scatti eseguiti da Dorothea Lange per trovare la foto perfetta, la perfetta “Migrant Mother” che è passata alla storia.

Non solo, si possono ammirare altre potenti immagini dei migranti realizzate nello stesso accampamento.

Fine ultimo? Permettere al pubblico di comprendere il procedimento attraverso il quale nasce un’icona.

Quante cose, oltre a questi accenni, potrete scoprire in mostra!