Si è conclusa da poco documenta 15, una delle più importanti manifestazioni internazionali d’arte contemporanea europee.

Dal 1955, anno della sua istituzione, documenta si tiene con cadenza quinquennale nella città tedesca di Kassel.

Il suo fondatore Arnold Bode, architetto e pittore, aveva invitato all’epoca Picasso e Kandinskij.

Non è un caso che documenta abbia riscosso fin da subito un – inaspettato – successo.

Il manifesto di documenta 15
Il manifesto di documenta 15

documenta restituisce il panorama delle nuove tendenze artistiche mondiali.

Insieme alla Biennale di Venezia, di cui presto vi parleremo, documenta funge da specchio del clima artistico internazionale.

Dalle tematiche ai modi di cui parlarne, l’arte può intraprendere determinati percorsi come preferirne alcuni rispetto ad altri.

Come ogni forma di espressione, può e deve (forse) essere osservata, giudicata, incompresa.

Non per forza nasce provocatoria, ma l’arte suscita un forte senso di immedesimazione e ci spinge a riflettere su tematiche vicine o lontane dalla nostra realtà.

documenta 15 è un esempio eclatante di questo, ha suscitato scalpore fin dal primo giorno di apertura.

In questa edizione del 2022, è stato invitato ad assumere la direzione il collettivo ruangrupa, costituito in Indonesia nel 2002 e che da allora realizza mostre, festival, laboratori d’arte, workshop.

Questo collettivo si è affermato in seguito alla liberalizzazione del suo Paese del regime autocratico di Suharto nel 1998 e rappresenta un ottimo esempio di collettività che rivendica il proprio mondo attraverso l’arte.

È anche (o soprattutto) questo il tema portante di documenta 15.

Il "Kick Star Of The Day" con Naomi Segal fotografato da Nicolas Wefers l'8 agosto al ruruHaus, Welcome Center
Il “Kick Star Of The Day” con Naomi Segal fotografato da Nicolas Wefers l’8 agosto al ruruHaus, Welcome Center

Ancora una volta si è preferito sostenere e valorizzare i collettivi.

Questa tendenza, sempre più sentita nel mondo dell’arte contemporanea, ha portato ruangrupa a scegliere un gruppo di artisti più che un singolo curatore per la conduzione di documenta 15.

Quasi millecinquecento sono gli individui che si stima possano aver partecipato alla costruzione di questa grande macchina, riconducibili ai sessantasette partecipanti provenienti perlopiù dal Sud del mondo.

Il titolo di questa edizione è “lumbung”, termine indonesiano che si riferisce a un granaio di riso ad uso collettivo, edificio utilizzato per la conservazione e essiccazione del riso raccolto dalla comunità.

Parola più rappresentativa non poteva essere scelta per rappresentare la complessità, l’approccio, le condizioni sulle quali posa documenta 15.

Sempre forse per la prima volta, l’etica è privilegiata rispetto alla spettacolarità e all’estetica.

Il collettivo ruangrupa ha espresso con chiarezza la propria visione curatoriale.

Nel manuale che è stato scritto relativo a Documenta 15 ruangrupa dichiara che “l’arte è radicata nella vita. Invece di commissionare nuove opere d’arte, per documenta 15 abbiamo voluto mostrare i processi che le generano“.

"All around us - elsewheres are beginnings and endigs", videoinstallazione del 2019 di Christopher Cozier
“All around us – elsewheres are beginnings and endigs”, videoinstallazione del 2019 di Christopher Cozier

documenta ha da sempre ampliato i confini della curatela contemporanea e ha promosso un nuovo modo di fare arte.

Predilige la diffusione di pratiche sociali e di proposte artistiche spesso radicali.

Solo ora, arrivati alla quindicesima edizione, la direzione curatoriale viene affidata a un gruppo di artisti – fattore apparentemente molto strano. O forse no.

Il termine “documenta” ha lo scopo ben preciso di fornire una sorta di documentazione del mondo contemporaneo – opportunità di fruizione negata al popolo tedesco durante la dittatura nazista.

Nel 1955 lo Stato deteneva il controllo assoluto delle arti visive.

Al contempo, diverse accuse di antisemitismo hanno travolto documenta 15 da gennaio, dalla sua apertura al pubblico.

Di recente è stato istituito un comitato di verifica con il compito di passare al vaglio la mostra.

Le premesse iniziali di Documenta del 1955 si trovano così spezzate.

Bisogna saper riconoscere quando un’immagine è antisemita ma prima ancora ci devono essere un’attenta analisi e una spiegazione esaustiva delle problematiche complesse che l’opera mette in discussione.

Ancora l’arte riesce a non essere compresa?

Quali saranno i risvolti di una vicenda come questa?

L'opera "Rituals Of Things" presente durante tutta la durata di documenta 15
L’opera “Rituals Of Things” presente durante tutta la durata di documenta 15

Il grado di sofisticazione che caratterizza i vari allestimenti varia vorticosamente.

La complessità e l’entità dei lavori sono vaste.

Di una cosa si è sicuri però: le opere di documenta 15 vengono percepite come spazi sociali funzionanti.

Alcuni esempi?

Dentro le installazioni si chiacchiera, si discute, si mangia e persino si pattina.

Baan Noorg Collaborative Arts and Culture ha eretto una rampa da skate al centro di Documenta Halle, in collaborazione con uno skate park locale che sarà aperto agli skaters per tutta la durata della mostra.

Può al contempo essere usato l’umorismo, come in “Hootball Kommando” (2022), produzione di Wakaliga Ugandauna compagnia cinematografica con un budget limitato con sede fuori Kampala nonché progetto comunitario che impedisce a molti adolescenti di cadere in una spirale di comportamenti antisociali.

È questo un esempio perfetto per illustrare in maniera semplice e diretta il processo di produzione collettiva all’interno di una comunità, senza ricorrere al cliché dei diagrammi complessi.

 

Come sempre, queste grandi manifestazioni d’arte sono difficili da riassumere, raccontare, commentare.

Sono – come ricordato in precedenza e come citato in altri articoli precedenti – specchio di un’umanità complessa che vuole raccontarsi ma finisce spesso per essere incompresa.

E quale miglior incomprensione se non quella riferita alle opere d’arte?