Cosa “Accadde in Versilia” a cavallo tra ‘800 e ‘900?
Ce lo mostra l’omonima esposizione che inaugurerà il prossimo 17 giugno al Forte Leopoldo I, luogo iconico della località marittima di Forte dei Marmi.
La mostra è prodotta dalla Società di Belle Arti con il Comune di Forte dei Marmi e Fondazione Villa Bertelli presso appunto il Forte Lorenese.
È questo il nome originario del luogo, da cui la città stessa prende parte del suo nome.
L’edificio è stato eretto nel 1788 da Pietro Leopoldo I Granduca di Toscana e nasce per rafforzare il sistema difensivo delle torri costiere.

“Accadde in Versilia” è lettura in punta di pennello di un magico momento.
Il periodo che Versilia vive tra il 1800 e il 1900 è molto fortunato e prolifico.
Il paesaggio è incredibilmente armonioso, il clima e le acque calamitano qui il beau monde europeo e non solo.
Numerose personalità di spicco sono attratte dai bagni, certo, ma anche dall’ambiente culturale.
Perché si, “in stagione” qui tanti si danno appuntamento, improvvisando cenacoli artistici, letterari e musicali.
Villeggianti insieme a marinai, contadini, cavatori: mondi diversissimi, spesso solo tangenti.
Questo incontro magico affascina, non meno del paesaggio, agli occhi degli artisti italiani e stranieri.
Si fanno stregare dalla Versilia personalità come Puccinelli, Fontanesi, Signorini, Cabianca, Viner, Lear, Vedder, Skovgaard, Poingdestre.
Tra i vari, la mostra focalizza la sua indagine su tre grandi protagonisti di quel momento magico: Plinio Nomellini, Lorenzo Viani e Moses Levy.

Viene proposta una raffinata selezione di opere.
Molti dei capolavori presenti nel percorso espositivo non sono visibili da tempo, spesso provenienti da collezioni private.
L’unica a far da eccezione è lo straordinario “Festa al villaggio” di Nomellini, dipinto concesso dalla Pinacoteca “il Divisionismo” della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona.
Come anticipato poco sopra, Plinio Nomellini è uno degli artisti su cui ci si focalizza, su di lui si basa la prima sezione.
Agli inizi degli anni Novanta, l’artista orienta il proprio linguaggio verso nuove sperimentazioni.
Si avvicina al Divisionismo, grazie alla frequentazione di Pellizza da Volpedo, e al Neo Impressionismo, importato da Parigi.
Nel 1903 incontra Giovanni Pascoli, personalità che aggiunge una svolta simbolista alla sua pittura.
La selezione di sue opere per la mostra versiliese è anticipata dalla grande tela di Giuseppe Viner “La semina”, parte del trittico “Terra Madre”, esposto nel 1906 per l’inaugurazione del valico del Sempione.
Nomellini racconta nelle immagini in mostra la straordinaria quotidianità che trascorre in Versilia.
Troviamo la costruzione di un bastimento in “Cantiere” (1904), la semplice ritualità domestica come in “L’ora della cena” (1898) o in “Ore quiete” (1898), o il folklore paesano in “La chiesa di San Frediano a Lucca” (1930 c.a.).
Immagini di una civiltà contadina, vera protagonista e depositaria di un luogo primigenio, ancora preservato dal rutilante caos della modernità.

Nomellini e Levy sono divi da Viani.
Le ridenti e pacate immagini della Versilia offerte da Nomellini e, successivamente, da Moses Levy sono bruscamente deviate dal potente e magmatico espressionismo di Lorenzo Viani.
Quest’ultimo mette a punto l’alfabeto più adatto a descrivere il volto più scuro di quella terra e il popolo di diseredati che la abita.
É il caso della ieratica immagine della “Moglie del marinaio”, “Sul molo. In attesa del rientro delle barche”, “Peritucco con il fiocco rosso”, della scarna china dei “Viandanti” e di “Vecchio pescatore”.
La sua è un’arte che si ispira, spesso, alla dimensione drammatica della quotidiana vicenda degli umili, di chi fieramente si oppone o con fatica sopporta la durezza della vita.
Con il disegno cattura la miseria ma anche la speranza che gli uomini portano scolpite nelle rughe del volto.

Un racconto pittorico della tarda “belle époque” della Versilia.
È così che potremmo definire l’esposizione che si conclude con una terza sezione dedicata a Moses Levy.
Tunisino di nascita, diventa nei primi tre decenni del ‘900 (le opere selezionate coprono il trentennio 1911-1938) uno dei più ammirati e suadenti cantori di questa terra, che elegge sua patria.
Questa terza sezione ribalta completamente la visione della seconda.
L’opera di Levy è rovescio estetico-iconografico del più grave scenario presentato dall’amico Viani.
La pittura di Levy ha uno stile personalissimo: si nutre di contaminazioni europee cezanniane e cubiste, ma anche di echi metafisici e futuristi.
Tra i capolavori in mostra: “Donna con cappello bianco”, “Cinema Eolo” e “Folla di sera sul lungomare di Viareggio”, la luminosa serie delle “Spiagge”, “Profilo di giovinetto” e “Anna e l’amica”.
Il cerchio si chiude con opere di stupefacente modernità più ispirate all’espressionismo cromatico di gusto matissiano.
Un esempio è “Signora in rosso al caffè”.

La mostra chiuderà domenica 5 novembre.
Il percorso espositivo offre al visitatore un nutrito nucleo di opere sorprendenti per originalità compositiva e forza evocativa.
I dipinti sono assimilabili a testimonianze poetiche di luoghi geografici e dell’anima.
“Accadde in Versilia” documenta il coraggioso aggiornamento di “questo piccolo mondo antico” con le nuove correnti che stanno spirando d’Oltralpe alle soglie del Novecento.
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