Ci troviamo ai Musei di San Domenico di Forlì per “Civilization”, una mostra fotografica che riflette sul “vivere, sopravvivere, Buon Vivere”.

Recita proprio così il titolo dell’esposizione.

E più che una semplice mostra, “Civilization” può essere definito un grande progetto artistico e culturale internazionale.

Nel percorso sono riunisce circa trecento immagini di oltre centotrenta fotografi provenienti da cinque continenti.

Veniamo accolti da queste parole:

130 FOTOGRAFI, 
300 IMMAGINI, 
UN UNICO MONDO.

Inizia così il nostro breve ma lungo viaggio.

Le seconda sezione di “Civilization”: “Soli insieme / Alone together”

“Civilization” è pura riflessione sui temi del presente e del futuro del mondo contemporaneo

Il nostro modo di vedere, studiare, comprendere questo mondo sono cambiati.

Viviamo in un contesto sempre più caratterizzato dai fenomeni della interconnessione e della globalizzazione.

Non solo non esiste e non è mai esistita una soluzione unica per tutti: le condizioni e le varianti mutano ora ancora più in fretta e si moltiplicano, rendendo un intreccio già complesso ancora più articolato.

Lo stesso titolo della mostra è emblematico, perché riporta tre verbi simili ma ampiamente diversi fra loro: “vivere, sopravvivere, Buon Vivere”.

Sono riunite per l’occasione, e per cercare di dare diverse interpretazioni, circa trecento immagini di oltre centotrenta fotografi provenienti da cinque continenti.

Quando ci poniamo delle domande, soprattutto di questa natura, legate al presente e al futuro del nostro mondo, dobbiamo ricordarci che è necessario tenere conto di tutti i punti di vista, anche di quelli lontani dal nostro.

E a proposito di punti vista, quale miglior indagine se non una indagine visiva, fatta di fotografie?

Prima sezione è “Alveare / Hive”

La fotografia è mezzo d’indagine sociologico.

Con una fotografia si può dire tanto.

Che sia un volto, un paesaggio, un oggetto: in tutto può celarsi qualcosa di più ‘grande’.

Attraverso le opere scelte per “Civilization” – che ovviamente appartengono a tutte queste categorie – possiamo riflettere sulle conseguenze del modo di vivere della società contemporanea.

Lo facciamo perché ci vengono presentate immagini sempre originali e spettacolari del modo in cui produciamo e consumiamolavoriamo e giochiamoviaggiamo e abitiamopensiamo e creiamocollaboriamo e ci scontriamo, delle grandi conquiste tecnologiche, degli interventi dell’uomo sull’ambiente, dei grandi fenomeni di aggregazione e dei movimenti fisici ed immateriali che caratterizzano il mondo in cui viviamo.

Il tutto è sviscerato con l’utilizzo di macro-categorie.

La mostra è infatti articolata in otto sezioni:

  • Alveare / Hive
  • Soli insieme / Alone together
  • Flusso / Flow
  • Persuasione / Persuasion
  • Controllo / Control
  • Rottura / Rupture
  • Fuga / Escape
  • E poi… / Next
Una parte delle sezioni “Persuasione / Persuasion” e “Controllo / Control”

Quello esposto ai Musei di San Domenico è un progetto di base internazionale.

“Civilization: vivere, sopravvivere, Buon Vivere” è stata curata da William A. Ewing e Holly Roussell, coadiuvati da Justine Chapalay.

Il coordinamento della edizione di Forlì è a cura di Walter Guadagnini, Monica Fantini e Fabio Lazzari.

È stata co-prodotta dalla Foundation for the Exhibition of Photography (Minneapolis, New York, Parigi, Losanna) e dal National Museum of Modern and Contemporary Art of Korea di Seoul in collaborazione con la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì.

Notiamo quindi che già la sua formulazione deriva da menti diverse ma soprattutto appartenenti a diverse aree del mondo.

Anche questo ha stimolato la narrazione di questo complesso visivo che restituisce benissimo un’idea: ci precipitiamo insieme verso il futuro a una velocità in costante aumento, o comunque questa è la percezione nella psicologia collettiva.

Inizia così il testo che ci accoglie all’inizio del percorso.

“Costruiamo le nostre torti più alte, ci muoviamo più velocemente e più lontano, mentre i nostri corpi vengono ricostruiti e rimessi a nuovo.

Manipoliamo i nostri geni, determinati a bandire le malattie e la vecchiaia, I nostri robot e cyborg iniziano a camminare, parlare e pensare.

Ogni giorno e ogni ora la civiltà umana si espande, si evolve, muta.”

“Civilization” è uno spettacolo visivo delle nostre diversità.

“Civilization” riunisce tutti i se, tutti i ma, tutte le accezioni e le eccezioni.

“Gli ingegnosi strumenti che abbiamo ideato si ritorcono contro di noi.

Le tempeste finanziarie, le armi di distruzione di massa, gli esperimenti naturalistici andati male, i sistemi che esplodono o implodono, il degrado climatico: tutto ciò minaccia di lacerare il sottile tessuto della civiltà.

Cresce la preoccupazione per le imprese più rischiose della nostra civiltà altamente tecnoscientifica.

Il futurologo James Martin avverte che: “questo è il primo secolo in cui ‘Homo Sapiens potrebbe essere eliminato. Anche se l’Homo Sapiens sopravvive, la civiltà potrebbe non sopravvivere.”

Gli antibiotici, lo smartphoneInternet, il Progetto Genoma Umano, il collisore di particelle del CERN, il telescopio James Webb, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e la navicella Voyager.

La civiltà planetaria è innanzitutto un’impresa collettiva.

E che dire della fotografia?

In tutto il mondo i fotografi sono impegnati a documentare e interpretare la nostra civiltà dalle mille sfaccettature: i suoi punti di forza e di debolezza, le sue conquiste e i suoi fallimenti.

Nessuna civiltà del passato può vantare una documentazione visiva così ampia e dettagliata.

E se nessuna mostra può sperare di incorporare più di una frazione di questo lavoro, al massimo può fornire un assaggio.”