Questo è un’articolo che scrivo con grande soddisfazione, perché celebra un sodalizio che nel tempo si rivela sempre più profondo. Un asse Italia-America che dà linfa e vita al mondo dell’arte contemporanea.
Oggi vi parlo di Broken Nature al MoMA di New York.
Broken Nature al MoMA porta la XXII Triennale di Milano, dal 21 novembre 2020 al 15 agosto 2021, in America
Perché è così forte il mio entusiasmo? Bhe, faccio un piccolo passo indietro per spiegarlo. Ricordate quando ho scritto di Neri Oxman? Vi parlai del “design organico”: un tratto del proposito artistico di questo architetto straordinario.
Vi parlai anche di Paola Antonelli, curatrice di molte mostre al MoMA di New York, e membro del Dipartimento di architettura e design dello stesso.

Il rapporto tra arte e natura, tra progetto e sostenibilità, è molto caro a Paola Antonelli e Anna Burckhardt, assistente alla curatela del dipartimento di architettura e design.
Tanto da scegliere ben quarantacinque opere, tra le cento esposte nella mostra che apriva la XXII Esposizione Internazionale Triennale di Milano (1° marzo – 1 settembre 2019): broken Nature, appunto.
Elaborati di Mustafa Ali Faruki, Aki Inomata, Alex Goad, Julia Lohmann, Christien Meindertsma, Studio Swine e Kelly Jazvac, protagonisti di Broken Nature di Milano, sono visibili quindi da un paio di giorni a New York.
Quello che mi piace sottolineare, e che credo sia ben contestualizzato in un magazine di interior design, è la valorizzazione dell’interazione tra l varie figure che ruotano intorno a questo mondo: design, artisti, architetti ingegneri…
In aggiunta a tutto ciò, è doveroso citare la componente ambientalista che colora questi eventi di forte e sentita attualità.
L’intento di Broken Nature al MoMA di New York
Una mostra italiana che sbarca in America; una curatrice importante del nostro paese che fa da ponte tra due mondi.
Basterebbe questo a rendermi orgogliosa, ma volendo approfondire i temi e le riflessioni suggerite dalle opere d’arte presenti a Broken Nature, lo sono ancora di più.
Paola Antonelli spiega benissimo la funzione della creatività e dell’arte al fine di educare e cambiare il nostro atteggiamento verso l’ambiente:
Dal far rivivere le barriere coralline che stanno scolorendo a una velocità senza precedenti a causa di acque sempre più calde, al riflettere su soluzioni per nutrire un pianeta sovrappopolato, ‘Broken Nature’ sostiene che il design e l’architettura possono essere determinanti per avviare un cambiamento costruttivo su diversi livelli, circostanze e periodi di tempo”.

Credo con tutta me stessa che la creatività e l’arte possano essere un ottimo veicolo di sensibilizzazione e informazione.
Credo che iniziative come queste possano elevare la nostra percezione riguardo a ciò che ci sta accadendo e darci lo stimolo per proteggere l’unico mondo che abbiamo.
Spero che, nonostante il periodo che stiamo vivendo, Broken Nature riscuota il successo che merita, e che molte persone possano visitarla e riflettere sui temi proposti.
In bocca al lupo!
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