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Scrivendo di arte e design, ho sempre pensato di dedicare un articolo al grande Enzo Mari, che sicuramente conoscete.
Mi si presenta ora l’occasione su un piatto d’argento: il grandissimo artista e designer (classe 1932) dona al comune di Milano i suoi archivi.
La delibera di accettazione è bella fresca: risale a pochi giorni fa, il 7 febbraio, e tutto il lavoro di progettazione che l’ha visto protagonista dal 1952 al 2015 è ora di proprietà del comune.
Presto farà parte anch’esso del tesoro del Casva (Centro Alti Studi delle Arti Visive), aggiungendosi ai tanti lasciti di architetti e designer importanti già custoditi e classificati presso questo ente milanese relativamente giovane (1999).
Per capire l’importanza di questo lascito, è utile inquadrare l’importanza di questa figura della creatività italiana.
Chi è Enzo Mari e perché è così importante la sua donazione
Nel caso di Enzo Mari, non saprei proprio affermare se sia più artista o più designer.
Nei libri di storia dell’arte è riconosciuto come esponente della corrente di arte programmata e cinetica degli anni ’50, insieme a Bruno Munari (gruppo Zero).
Nel 1965 organizza una mostra durante la biennale di Zagabria che è un po’ il manifesto del suo concetto di arte e del gruppo artistico da lui coordinato: Gruppo Italiano Nuova Tendenza.
La sua arte è l’espressione di un equilibrio tra forme e colori con l’intento di estrapolare dalla realtà ciò che insegue anche nelle ricerche grafiche e di disegno industriale: l’essenziale.
Particolarmente famosa è la sua elaborazione serigrafica per Danese, dove è palese il processo di astrazione in “relazione al rapporto tra colori e volumi” (Cit. Danesemilano.com).

Parallelamente alla sua attività d’artista, Enzo Mari progetta oggetti di uso comune e elabora manifesti.
Vince il Compasso D’Oro ben cinque volte, e chi è del settore sa bene cosa significhi.
Quello che mi piace di Enzo Mari, però, è il suo approccio un tantino “aspro” al mondo della progettazione.
Il suo è un pensiero creativo molto reale, molto pragmatico.
Egli, nelle interviste ma anche nei suoi libri, spesso afferma che non è la bellezza o il virtuosismo emozionale che cerca di imprimere ai suoi elaborati.
Scrive in un’intervista su Repubblica del 2015:
“Tutti dovrebbero progettare per evitare di essere progettati. La creazione è un atto di guerra, non un armistizio con la realtà”
Le sue creazioni, infatti, hanno un forte tratto essenziale e pratico: scorrendo le immagini di alcune opere per le quali ha ricevuto gli importanti riconoscimenti da designer, ci si rende conto della sua peculiarità più forte: la ricerca dell’utilità.
“Un oggetto non deve piacere a tutti; deve servire a tutti. Indipendentemente da quello che ciascuno pensa. Dalla fede che ha. Dall’ideologia che persegue. Naturalmente è un’idea limite. Ma l’ho sempre considerata un mio precetto”.



L’archivio di Enzo Mari: la donazione di più di 1500 progetti
Si tratta di un tesoro per la storia del design italiano.
Questa è documentazione preziosa (stimata circa mezzo milione di Euro) dell’evoluzione del pensiero minimalista e funzionalista applicato agli oggetti di uso comune.
Insomma, provo sollievo e soddisfazione nel sapere che un così grande valore è stato donato affinché venga studiato, conservato e catalogato a dovere. Ma soprattutto, che sia al servizio della conoscenza e della cultura di tutti.
Non credete?