Ravenna è in attesa di inaugurare una grande mostra che farà dialogare il grande Alberto Burri (1915-1995) e l’oro.

Ricordiamo che sempre l’oro dei mosaici patrimonio UNESCO di Ravenna ha ispirato maestri dell’arte: tra i tanti citiamo Gustav Klimt.

Il MAR – Museo d’Arte della Città di Ravenna collabora con la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri per la sua VIII Biennale di Mosaico Contemporaneo.

Gli sforzi messi in atto per la realizzazione della mostra sono stati tanti e includono il Progetto del Ministero del Turismo per la valorizzazione di Ravenna Città del Mosaico, della Regione Emilia-Romagna, della Fondazione Gardini, della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e di Romagna Acque Società delle fonti.

Alberto Burri, Nero e Oro, 1993 (Acrovinilico, oro, vinavil su telacm. 109x164, Città di Castello, Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, Ph A. Sarteanesi)
Alberto Burri, Nero e Oro, 1993 (Acrovinilico, oro, vinavil su tela cm. 109×164, Città di Castello, Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, Ph A. Sarteanesi)

La storia di Alberto Burri e di Ravenna si sono incontrate tra la fine degli ‘80 e gli anni ‘90.

BURRIRAVENNAOROcurata di Bruno Corà – è un’importante mostra del Maestro di Città di Castello.

Proprio tra la fine degli anni Ottanta e gli anni Novanta, Burri avvia a Ravenna una intensa azione pittorica, con diversi cicli di opere ispirate alla storia e alla cultura artistica della città.

L’esperienza e Ravenna conferma la destrezza di Burri nell’utilizzare svariate tecniche e materiali di produzione.

Partiamo dalla fine: dopo un viaggio compiuto nel 1948 a Parigi, Burri mette a punto un proprio linguaggio rivolgendo un interesse particolare ai materiali ritenuti extra-pittorici.

Comincia la sua sperimentazione con il catrame, la pietra pomice, le colle ed altri.

Nascono opere come i Catrami (1948-49), i Sacchi (1949-50), i Gobbi (1950), le Combustioni di carte (1953), ma anche di legni e Plastiche (1957), i Ferri (1958), i Legni (1958), le Combustioni di plastiche trasparenti (1962), i Cretti acrovinilici (1973) e i Cellotex (1952-53), composti lignei dipinti ad acrilico (dal 1973 al 1993).

Ma Alberto Burri è sempre stato abituato a viaggiare e ha prelevare componenti dai luoghi che visita.

Nasce nel 1915 in Umbria a Città di Castello e si laurea in medicina a Perugia nel 1940.

Viene fatto prigioniero in Africa durante la guerra dalle truppe inglesi e consegnato agli alleati statunitensi.

Trascorre tre anni in un campo di prigionia in Texas, durante i quali decide di dedicarsi totalmente alla pittura.

In Italia torna dopo la guerra, nel 1946: fa un breve soggiorno nella città natale e poi si reca a Roma.

È a Roma che inizia la sua fortuna con la galleria La Margherita, presentatagli dai poeti Leonardo Sinisgalli e Libero De Libero – che saranno suoi garanti critici.

Questa sede romana è coinvolta in temperie di stimolanti proposte artistiche, all’indomani del secondo conflitto mondiale.

Alberto Burri, Nero e Oro, 1993 (Acrilico, oro in foglia, cellotex su tela, cm. 108x164, Città di Castello, Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, Ph A. Sarteanesi)
Alberto Burri, Nero e Oro, 1993 (Acrilico, oro in foglia, cellotex su tela, cm. 108×164, Città di Castello, Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, Ph A. Sarteanesi)

L’“artista della materia” incontra la città dei mosaici.

Sicuramente l’introduzione di materiali ‘non convenzionali’ all’interno della produzione pittorica rende Burri protagonista della scena artistica nazionale e internazionale.

Il suo linguaggio ha una forte carica evocativa e drammatica.

Burri è spinto a concepire una differente dimensione del colore, usufruendo di un radicale azzeramento linguistico e una straordinaria libertàoperativa.

Scopre di poter utilizzare le valenze cromatiche già esistenti nella realtà dei materiali: il catrame contiene il nero, la pietra pomice il grigio, le colle l’ocra.

Poi ci sono i tessuti come la juta e i sacchi riciclati, rammendati e consunti da un ‘vissuto’ che aumentano in modo esponenziale la pregnanza e la ‘presenza’ fisica reale.

Tutte queste componenti le ritroviamo anche nel ciclo di opere prodotte a e per Ravenna.

Alberto Burri, Copertina 29, 1953/54 (cm. 25,5x36, Olio, oro in foglia, china, stoffa, vinavil su tela, Città di Castello, Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri)
Alberto Burri, Copertina 29, 1953/54 (cm. 25,5×36, Olio, oro in foglia, china, stoffa, vinavil su tela, Città di Castello, Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri)

Alberto Burri collabora con il Gruppo Ferruzzi e realizza alcuni cicli pittorici significativi.

Questi cicli nascono negli anni ’90 e vengono elaborati e denominati in differenti modi.

Il ciclo S. Vitale per esempio include grandi cellotex dipinti ad acrilico di color nero, affiancati da altrettanti intensi e cromaticamente forti opere grafiche.

Le chiede e gli edifici storici di Ravenna, decorati a mosaico, lo fanno appassionare ad una pittura rievocativa della grande stagione pittorica dell’arte bizantina.

Dopo il ciclo S. Vitale, Alberto Burri da il via al ciclo “Nero e oro” nel 1993.

I dipinti di questo ciclo si ispirano alla cultura musiva di alta decorazione fiorita a Bisanzio e sviluppatasi nella città di Ravenna con numerosi ammirevoli capolavori dell’arte bizantino-ravennate.

Nei due piani del MAR saranno presenti quindi queste opere insieme ad alcune serie scelte di creazioni grafiche.

Non mancano – tra le circa cento opere – esemplari che hanno consentito a Burri il Premio Nazionale dei Lincei per l’opera Grafica (1973).

Non manca inoltre un’area multimediale inerente alla biografia di Burri, che a Ravenna ha lasciato la sua impronta anche grazie alla presenza della grande scultura rossa “Grande Ferro R” (1990), presso il Palazzo delle Arti e dello sport “Mauro De André”.

Alberto Burri, Sacco ST 11, 1954 (Sacco, olio, oro, vinavil su cellotex, cm. 64,5x100.5, Città di Castello, Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, Ph A. Sarteanesi)
Alberto Burri, Sacco ST 11, 1954 (Sacco, olio, oro, vinavil su cellotex, cm. 64,5×100.5, Città di Castello, Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, Ph A. Sarteanesi)

La mostra ci aspetta dal 14 ottobre 2023 al 14 gennaio 2024.

Ravenna ha sempre lasciato la propria impronta negli artisti e la mostra BURRIRAVENNAORO ne è testimonianza.

Allo stesso modo, è sempre affascinante vedere come la produzione artistica di un maestro come Alberto Burri possa lasciarsi attraversare dalle peculiarità di una città.