Il MAST di Bologna ospita una selezione di imperdibili 500 opere della propria collezione nella mostra “Un alfabeto visivo dell’industria, del lavoro e della tecnologia”.

 

Inaugurata lo scorso 10 febbraio, l’esposizione è accolta all’interno dei futuristici e luminosi spazi del MAST, poco lontano dal capoluogo dell’Emilia Romagna.

L’omonima fondazione è nata nel 2013 con l’intento di condividere con la città la sua missione culturale.

Si tratta di un luogo aperto alla città, che garantisce l’ingresso gratuito ai locali, ed ospita diverse attività.

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La PhotoGallery del MAST è, ad oggi, l’unica realtà espositiva esclusivamente dedicata al tema lavoro.

Le mostre temporanee come quella presente al momento sono infatti incentrate sulla fotografia industriale e del lavoro, e ospitano opere tutte appartenenti alla fondazione.

Un altro valore aggiunto è sicuramente la varietà delle tecniche, dalle tradizionali stampe fotografiche alle video-installazioni, ma soprattutto degli autori esposti.

Troviamo grandi opere di artisti coevi all’invenzione della fotografia ma anche opere di artisti contemporanei.

Questo perché la fondazione ha collezionato, dai primi anni 2000, immagini da case d’asta, privati, gallerie d’arte, fotografi e artisti.

La base di partenza è stato sicuramente il vasto archivio di filmati, negativi su vetro e su pellicola, fotografie, album, cataloghi prodotti già dai primi del Novecento negli stabilimenti del gruppo Coesia, socio fondatore della Fondazione MAST insieme alla Fondazione Isabella Seràgnoli, organizzazione non profit privata e indipendente.

L’unione di questi materiali promozionali e documentaristici e la volontà di promuovere e valorizzare attività e progetti, rivolti alla comunità e all’ambito socio-culturale, hanno dato vita a questo spazio unico nel suo genere.

I pannelli introduttivi che riportano l'alfabeto che guida la mostra
I pannelli introduttivi che riportano l’alfabeto che guida la mostra

La mostra denominata “alfabeto visivo” si sviluppa grazie a macro-concetti disposti in ordine alfabetico.

Come chiarito dal titolo della mostra “Un alfabeto visivo dell’industria, del lavoro e della tecnologia”, il percorso espositivo è pensato per seguire un ordine alfabetico ben preciso.

I temi dell’industria e del lavoro vengono indagati da questa sequenza di opere, non esposte secondo un ordine cronologico ma bensì sfruttando il concetto a cui ruotano attorno.

Si parte quindi dalla lettera “A” e dalla prima parola che è “Abandoned” (trad. “abbandonato”) per finire con la parola “Wealth” (trad. “ricchezza/benessere”).

È chiara la volontà di far emergere tutti gli aspetti legati agli universi di industria e lavoro, da quelli più stereotipati a quelli più discussi.

Si tratta di una mostra varia e completa che rappresenta l’umano, con i suoi gesti e le sue controversie; parla di macchine e del rapporto che l’uomo ha con esse; raccoglie i suoni e le abitudini legate alla fabbrica o a qualsiasi altro luogo di lavoro; mette in luce il prodotto finale, ciò che nasce dall’unione di tutti questi settori.

Un veduta esterna del MAST
Un veduta esterna del MAST

L’esposizione ed il percorso si snodano lungo tutti i tre piani dell’edificio del MAST.

Si celebrano le attività produttive e la cultura del lavoro, ma si fa anche luce su concetti come impegno, fatica, sfruttamento, dignità.

Ma anche quando parliamo di ‘lavoro’, dobbiamo saper combinare immagini iconiche di autori famosi ed opere di fotografi meno noti o sconosciuti. Abbiamo opere derivate dagli antichi processi di sviluppo e di stampa su diversi tipi di carta fotografica, o prodotti visivi nati dalle nuove possibilità offerte dagli sviluppi tecnici e dalla innovazione digitale e inkjet. Si alternano colore e bianco e nero, stampe dominate dal nero profondo ed opere di tinte vivaci.

Tutto il percorso gioca sui contrasti: abbiamo rappresentazioni di villaggi in cui convivono a stretto contatto vecchi e giovani, ricchi e poveri, sani e malati, operai e intellettuali, o aree industriali in cui si concentrano centinaia di professioni, percezioni, atteggiamenti e progetti anche distanti fra loro.

Le parole esposte a muro si dividono a loro volta in parole scritte in nero – quando le immagini affrontano specificamente la tematica – e in chiaro – quando le opere presentate rimandano ad un pensiero critico ulteriore.

Grandi e piccole opere dialogano nello spazio
Grandi e piccole opere dialogano nello spazio

Il lavoro abita le nostre vite e noi dobbiamo essere in grado di interrogarci su questo.

Quelle che troviamo al MAST sono opere che vanno dalla fotografia documentaristica all’arte concettuale.

Il racconto che questo medium fa del sociale e della storia, come documento della realtà e non solo, è potente e convincente.

La fotografia come tutta l’arte ricerca l’insolito e il raro.

I 53 capitoli nei quali si suddivide questo “alfabeto visivo” narrano il processo di industrializzazione della società, documentano l’evoluzione – che ha favorito lo slancio e la creatività della stessa Fondazione MAST.

Lo spettatore deve analizzare i termini di riferimento, che sono disposti sulle pareti, attraverso le immagini che vi trova accostate. Infine, le opere fotografiche – scelte per punti di interesse o per trattare questioni più ampie – servono a scuotere le coscienze e gli animi, generando domande e fanno interrogare lo spettatore.

È sempre difficile ridurre tanti aspetti in un’unica parola, soprattutto quando si parla di ‘lavoro’: per questo il lessico visivo evoca connessioni e interazioni che possano stimolare considerazioni e dibattito in chi guarda.

Due grandi opere video di Yuri Ancarani esposte in mostra
Due grandi opere video di Yuri Ancarani esposte in mostra

Insomma, il MAST di Bologna vi aspetta. La mostra “Un alfabeto visivo dell’industria, del lavoro e della tecnologia”, visitabile fino al 22 maggio, è sicuramente da non perdere!

L’ingresso è gratuito.

 

Nel frattempo vi diamo appuntamento al prossimo mercoledì, con altri approfondimenti legati al mondo dell’arte.

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